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venerdì 10 luglio 2015

Venti anni fa il massacro di Srebrenica lutto per le atrocità commesse nella città bosniaca

ANSA
Le atrocita' commesse nella citta' bosniaca con il massacro di 8.372 uomini e bambini musulmani commesso dalle forze serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic: sabato prossimo 11 luglio sara' giornata di lutto nazionale in tutta la Bosnia-Erzegovina.

Lo ha deciso all'unanimita' il governo federale a Sarajevo, su proposta del premier Denis Zvizdic. Sabato a Srebrenica (est della Bosnia) sono in programma commemorazioni solenni per le migliaia di vittime, con la partecipazione di numerosi leader e rappresentanti internazionali e alla presenza prevista di oltre 50 mila persone.

- Sarà l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton a guidare la delegazione americana alle commemorazioni per il 20/o anniversario del massacro si Srebrenica sabato in Bosnia-Herzegovina. Lo ha annunciato il presidente Barack Obama. Della delegazione farà parte anche la ex segretario di Stato Madeleine Albright insieme con alcuni membri del Congresso. La guerra in Bosnia (10992-1995) fu centrale nella politica estera dell' allora presidente Clinton che aveva al suo fianco proprio Madeleine Albright alla guida del dipartimento di Stato.

- "Spetta all'Unione europea - ed in primo luogo all'Italia, così vicina geograficamente e culturalmente - sostenere la Bosnia in questo percorso" di superamento delle attuali tensioni con la Serbia, di integrazione europea e di sviluppo economico. Lo ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini, intervenendo ad un convegno a Montecitorio in occasione del ventesimo anniversario dell'eccidio di Srebrenica. Boldrini rappresenterò l'Italia alla cerimonia ufficiale di commemorazione in Bosnia.

"Vent'anni fa - ha detto Boldrini - l'Europa intorpidita osservava con distacco le vicende che si svolgevano a pochi chilometri dai propri confini. L'Italia, che pure solo il Mar Adriatico separa dai territori della Jugoslavia ormai in disgregazione, aveva accolto un numero limitato di rifugiati e non subiva - a differenza di altri Paesi come la Germania, la Svezia, l'Austria - l'impatto dell'afflusso di decine di migliaia di persone in fuga". Boldrini ha ricordato di essere, allora, funzionaria Onu del Programma alimentare mondiale, e di aver "potuto apprezzare gli sforzi di una parte della popolazione italiana che aveva saputo dar prova di grandissima generosità, raccogliendo fondi e beni di prima necessità per le persone in fuga all'interno e dalla ex Jugoslavia".

Inoltre "numerosi italiani si impegnarono in prima persona per la pace, cercando di promuovere il dialogo tra esponenti della società civile dei diversi gruppi etnici e di tenere viva l'attenzione dei decisori in Italia ed in Europa". Tuttavia "in quel luglio del 1995, la comunità internazionale non agì per fermare il massacro di oltre ottomila uomini, ragazzi e bambini; non agì per impedire la caccia all'uomo tra i boschi che separavano Srebrenica da Tuzla; non agì per evitare le violenze e gli stupri di centinaia di donne; non agì per far sì che non avvenisse la pulizia etnica - termine che fu coniato proprio in quegli anni dagli aguzzini - di Srebrenica e delle zone circostanti". "Oggi, dunque - ha proseguito il presidente della Camera -, sta a tutti noi, esponenti delle istituzioni dei Paesi occidentali e semplici cittadini, riconoscere la nostra corresponsabilità per quanto accadde a Srebrenica". "Tutte le ferite, però, vanno rimarginate - ha detto ancora Boldrini - e per farlo, occorre che i responsabili dei crimini commessi in Bosnia-Erzegovina siano assicurati alla giustizia, sia internazionale che nazionale". 

Tuttavia, ha ricordato Boldrini, permangono le tensioni tra Bosnia e Serbia. "Tensioni che non dovrebbero avere ragione d'esistere - ha aggiunto - in una Bosnia-Erzegovina ormai avviata verso l'integrazione europea. Vent'anni fa, questo sarebbe stato impensabile. Oggi, spetta all'Unione europea - ed in primo luogo all'Italia, così vicina geograficamente e culturalmente - sostenere la Bosnia in questo percorso, spronando anche le istituzioni bosniache ad avviare le riforme necessarie per superare lo stallo post-Dayton e per offrire, con la crescita economica, le opportunità che permettano ai giovani di costruirsi una vita reale".

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