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venerdì 3 novembre 2017

Egitto. Le omissioni di Cambridge e gli interessi di Roma: su Regeni zero verità

Il Manifesto
L'ex premier Renzi e inchieste giornalistiche chiedono conto all'ateneo britannico delle reticenze sul caso Regeni. L'università risponde: "Pronti a collaborare". La Procura manda la terza rogatoria, ma a preoccupare sono i tentativi di sviare l'attenzione da al Sisi, con cui la Farnesina continua a fare affari. 

Mentre in Italia l'ex primo ministro Renzi chiedeva conto delle "bugie" dell'università britannica di Cambridge e le agenzie rilanciavano l'inchiesta di Repubblica sul ruolo della tutor di Giulio Regeni, Maha Abdelrahman, al Cairo l'ambasciatore Cantini passava dall'incontro con il ministro della Cooperazione internazionale Nars a quello con il ministro dell'ambiente Fahmy.

Il rappresentante della Farnesina ha discusso di investimenti comuni sul piano della cooperazione (con un progetto di due milioni di euro a favore di studenti svantaggiati) e sul piano dell'ambiente (con il via alla terza fase del programma di cooperazione ambientale, 3 milioni di euro), parlando del "contributo che le imprese italiane possono dare nell'ambito" di agroindustria e demografia,

Il governo italiano, dunque, prosegue spedito nel miglioramento dei rapporti diplomatici e economici con l'Egitto del presidente-golpista al Sisi. Non ha avuto dubbi sulla necessità di rinviare l'ambasciatore al Cairo il 14 agosto scorso. Ma ne ha con le reticenze di Cambridge. Che ci sono e sono innegabili, come però è innegabile che Giulio sia stato ucciso al Cairo, dalla macchina repressiva del regime, e non in un ateneo inglese.
Di certo la superficialità con cui il giovane ricercatore è stato inviato in Egitto ha impedito una sua maggiore protezione. La ricerca, scriveva ieri Repubblica citando conversazioni di Giulio con i genitori (che dimostrano le sue preoccupazioni), era stata suggerita alla tutor Abdelrahman, egiziana e oppositrice del regime. Viene da pensare che le indagini sul terreno di Giulio le fossero utili per lavori propri. Era dunque consapevole del pericolo che una figura come Regeni potesse correre, esposto com'era dalle domande e le interviste che conduceva.

Le ombre ci sono e il silenzio di ferro finora adottato sembra volto a evitare problemi legali all'ateneo: non caso la Procura di Roma ha chiesto con una terza rogatoria alle autorità giudiziarie della Gran Bretagna non solo l'audizione della professoressa, ma anche quelle degli studenti dell'ateneo transitati per la stessa tutor e per Il Cairo dal 2012 al 2015. Il team investigativo guidato dai pm Pignatone e Colaiocco ha chiesto inoltre i tabulati telefonici, mobili e fissi, della professoressa tra il gennaio 2015 e il 28 febbraio 2016.

Quanto Abdelrahman ha condizionato la ricerca di Giulio, diretta a indagare il più generale tema economico, per poi focalizzarsi sui sindacati indipendenti, tema caldissimo nell'Egitto post-golpe? Ha definito lei le domande da porre agli intervistati? Giulio le consegnò i risultati della ricerca quando la vide al Cairo il 7 gennaio 2016, fatto che Abdelrahman continua a negare ma che emerge dalle mail di Regeni ai genitori? Questo la Procura vuole sapere.

Ieri un portavoce di Cambridge ha detto che Abdelrahman "ha ripetutamente espresso la sua volontà di collaborare appieno con i procuratori italiani" e di non aver ancora "ricevuto una richiesta formale per la testimonianza". Eppure questa è la terza rogatoria. Ad emergere è il comportamento privo di prudenza, dettato dall'approssimazione dell'ateneo e dall'interesse accademico personale della tutor. Ma a far paura è il modo in cui le omissioni - gravi - di Cambridge vengano usate per spostare l'attenzione dal vero responsabile politico della morte di Giulio. Anche sminuendo, come fa Repubblica, la figura della tutor che non vanterebbe "esperienze accademiche né di lungo corso né di particolare spessore". Gli autori citano un suo pamphlet pubblicato con la "piccola" casa editrice Routledge. Che però è il primo editore al mondo per articoli accademici nelle scienze sociali e umanistiche. Un'altra superficialità.

di Chiara Cruciati

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