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lunedì 6 novembre 2017

Bahrein, diritti umani mai così in basso: la monarchia condanna i familiari di Sayed Ahmed Alwadaei in esilio.

Il Fatto Quotidiano
Sayed Ahmed Alwadaei è il direttore dei programmi di sensibilizzazione dell’Istituto per i diritti e la democrazia in Bahrein. Dalla Gran Bretagna, dove vive, promuove iniziative per informare l’opinione pubblica e i governi sulla situazione dei diritti umani nel regno del Golfo persico, di cui spesso si è scritto in questo blog.

Sayed Ahmed Alwadaei
Nell’ottobre 2016 ha organizzato una manifestazione pacifica di fronte a Downing Street, la residenza del primo ministro britannico, dove stava arrivando per colloqui il re Hamad al Khalifa. Da quel momento è iniziata la persecuzione dei suoi familiari. Poche ore dopo la manifestazione la moglie di Alwadaei, Duaa, è stata bloccata all’aeroporto internazionale del Bahrein, mentre stava salendo a bordo di un aereo diretto a Londra. È stata rilasciata dopo sette ore di duri interrogatori e minacce.

Nel marzo di quest’anno sono stati arrestati la suocera e il cognato di Alwadaei, Hajer Mansoor e Sayed Nizar Alwadaei. Sono stati interrogati a lungo sulle attività del loro parente in Gran Bretagna e, dopo alcuni giorni, rinviati a processo per terrorismo con l’accusa di aver inscenato un falso attentato. Una settimana fa, sono stati condannati a tre anni di carcere. Un terzo imputato, Mahmoud Marzooq, cugino di Alwadaei, è stato assolto per il falso attentato ma condannato a un mese e mezzo in carcere per aver acquistato un pugnale.

Sul procedimento giudiziario erano già intervenuti sei esperti delle Nazioni Unite e lo stesso Comitato Onu contro la tortura, esprimendo preoccupazione per l’arbitrarietà degli arresti nonché per le minacce di morte e le torture che gli imputati avevano denunciato di aver subito nel corso degli interrogatori.
Riccardo Noury

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