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sabato 25 novembre 2017

Sopravvissute all'inferno libico: 'Stuprate, torturate, costrette a morire di parto'

Globalist
Una di loro trovata senza vita in un gommone ad est di Tripoli. Quelle che ce l'hanno fatta, soccorse dalla nave Aquarius, hanno raccontato il massacro: 'Sodomizzano anche i bambini'.


Sono testimonianze feroci. Terribili. Sono le voci delle donne migranti soccorse negli ultimi giorni. Ex detenute nelle prigioni libiche. Le sopravvissute all'inferno sono state soccorse dalla nave Aquarius di Sos Mediterranee tra mercoledì e giovedì, ad est di Tripoli. Erano su un gommone, in fondo al quale c'era una giovane loro compagna morta. Ad assisterle i personale medico di Msf che ha raccolto i loro racconti.

Secondo le testimonianze la ragazza alcuni giorni prima dell'imbarco aveva partorito un bambino nato morto. Ad ucciderla forse la setticemia.

Una donna del Camerun soccorsa dall'Aquarius ha spiegato ai volontari di Sos Mediterranee che era stata per 5 mesi in prigione a Sabratha, insieme al suo bambino nato un anno e mezzo fa nel deserto del Niger. "In prigione le donne morivano - ha detto - Una è deceduta dopo aver partorito, il cordone era stato tagliato col filo; non c'è niente, niente medicine, cure". "Non ci si poteva lavare, l'acqua non era potabile. La tratta dei neri esiste in Libia, dove tutti sono armati, anche i bambini. Prendono le donne, e imprigionano, le torturano, le spogliano. Gli uomini e i bambini erano sodomizzati. Spezzavano le dita alle ragazze serrandole nelle porte. I trafficanti ci hanno spinto in mare dicendoci: 'Andate a morire nel Mediterraneo'".

Non si può rimanere ancora silenti davanti a questo genocidio. Non si può.

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