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giovedì 30 maggio 2013

Brasile: il Programma Apac nelle carceri, perché l’uomo non è il suo errore…

Famiglia Cristiana
In Brasile da 40 anni si sperimenta una metodologia alternativa di espiazione della pena, che punta sulla reintegrazione nella società. Una sperimentazione ora premiata dalla World Bank.

L’uomo non è il suo errore. Un’affermazione densa di significati, ancor più se è scritta sui muri di una prigione. Accade in Brasile, dove nel 1972 Mario Ottoboni, volontario a Sao Paulo della Fbac (Fraternidade brasileira de assistencia aos condenados) dedito alla pastorale carceraria, mise a punto un progetto che, senza negare l’aspetto punitivo della detenzione, promuovesse i diritti umani dei carcerati preparando la loro reintegrazione nella società.


Nacque così il programma Apac (Associacoes de protecao e assistencia aos condenados), oggi riconosciuto dalla Legge brasiliana e praticato dai tribunali di 17 stati brasiliani. 


Una metodologia che costituisce una reale alternativa di espiazione della pena detentiva: i detenuti scontano la propria pena nei Centri di reintegrazione sociale Apac, centri in cui non è presente la polizia penitenziaria ma sono gli stessi detenuti a essere responsabili della sicurezza e del regolare andamento dell’istituto.

Il programma può vantare il raggiungimento di risultati a dir poco strabilianti: mentre la media brasiliana di recidiva dei condannati arriva fino all’80 per cento, per i detenuti nelle APAC si attesta tra il 10 e il 15 per cento. Un altro aspetto che dovrebbe far riflettere, è che il costo di costruzione di un posto/persona è pari a un terzo del costo del carcere comune e quello di mantenimento è la metà.


Elemento centrale e qualificante del programma è la formazione professionale, intesa soprattutto come strumento di sviluppo del potenziale umano del detenuto. I due aspetti, infatti, vanno di pari passo nel processo di espiazione della pena, inteso sia in senso punitivo sia riabilitativo.


I prigionieri sono sottoposti a un diverso regime detentivo rispetto al carcere comune. Prima attraversano un processo di ricostruzione umana e familiare. Poi, quando possono accedere al regime di semi-libertà, ricevono una formazione professionale che si accompagna al percorso già avviato di riscatto e crescita umana.


Il programma si è dimostrato vincente perché l’intero sistema sociale ne beneficia a diversi livelli: se ne giovano gli ex detenuti in grado di perseguire un reale reinserimento nella vita sociale, e ne beneficia la società stessa. Infatti più ex detenuti avranno la possibilità di lavorare e mantenere così la propria famiglia, più bassa sarà la probabilità di commettere nuovi crimini e la società diverrà più sicura e meno violenta


Infine, ne trae vantaggio anche il mercato del lavoro, che avrà a disposizione una forza lavoro più qualificata.
Da tempo partner della Fbac è la Fondazione Avsi, convinta che l’attività di cooperazione allo sviluppo non possa mai prescindere da azioni concrete, volte allo sviluppo del potenziale umano ancor prima che prettamente economico.
Avsi quindi non solo ha recepito la metodologia Apac ma l’ha promossa con il Progetto Além dos Muros (Oltre il muro), nello stato brasiliano di Minas Gerais. Il contributo della Fondazione ha permesso di sviluppare corsi di panificazione ed edilizia civile rivolti a 1400 detenuti delle 29 Apac presenti nello stato, oltre a programmi di formazione per il direttore e il personale dell’istituto penitenziario.
Inoltre Fondazione Avsi e i suoi partner locali sono impegnati in attività di sensibilizzazione che stimolano la partecipazione della società (Governo, potere giudiziario, settore privato e società civile) nel processo di reintegrazione dei detenuti. Un aspetto fondamentale, quest’ultimo, dal momento che il pregiudizio delle persone rappresenta il principale ostacolo per il riscatto dei condannati.
La metodologia sviluppata in Brasile ha fatto proseliti anche all’estero ed è stata riconosciuta come un punto di riferimento a livello internazionale: lo scorso 20 maggio a Washington, infatti, è stata insignita del premio indetto dalla World Bank “Experiences From The Field”, nella categoria “Most promising approach”. Un riconoscimento del valore della cooperazione tra settore pubblico, privato e terziario - rappresentato dalle Ong - nell’ambito carcerario e nel problema del reinserimento nella società degli ex detenuti. Come dire che l’uomo può essere più grande dei propri errori e che, oltre il muro, è possibile un futuro diverso.


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