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sabato 25 maggio 2013

Roma - Il modello "Isola dell'Amore Fraterno" - Carcere senza sbarre, carcere del futuro?

La Repubblica
Ecco cosa è il "casale" in campagna al quale il Ministro della Giustizia Cancellieri ha dato la sua "benedizione". Una struttura che esiste da anni ma che negli intendimenti del Ministro va replicata, moltiplicata e fatta diventare un pilastro del sistema carcerario. E' l'Isola dell'Amore Fraterno", un villone nell'agro romano, sull'Ardeatina dove detenuti in attesa di giudizio vivono in maniera più umana
 di ENRICO BORELLINI

Roma  - Un carcere senza sbarre. Ecco cosa è il "casale" in campagna al quale il Ministro della Giustizia Cancellieri ha dato la sua benedizione inaugurando un campetto sportivo e compiendo una "visita pastorale" che ha riempito di gioia detenuti e operatori di una struttura che esiste da anni ma che negli intendimenti del Ministro va replicata, moltiplicata e fatta diventare un pilastro del sistema carcerario.

Il villone nell'Agro romano. 
La struttura-pilota oggetto delle attenzioni del Ministro è l'Isola dell'Amore Fraterno". Un villone nell'agro romano, sull'Ardeatina dove detenuti in attesa di giudizio vivono in maniera più umana la restrizione della libertà. Gente che ha commesso degli errori, che attende un processo e che invece di stare in carcere - una struttura che molti addetti ai lavori individuano come l'università del crimine - aspettano il giudizio in un luogo dove devono lavorare per partecipare a mandare avanti la "Casa", assistiti da personale qualificato e - per l'Isola - religioso. A che costo per lo Stato? Zero.

Un modello dunque. 
Che risolverebbe non pochi problemi allo Stato per il quale pende entro l'anno una condanna dalla Corte Europea se non "umanizzerà" il carcere. E allora cosa meglio che creare strutture esterne al carcere per deflazionare - termine orribile - la popolazione carceraria? Funziona così il modello: si creano delle "case", delle "strutture" di non più di trenta quaranta detenuti che debbono accudire a se stessi, lavando, stirando, facendo le pulizie, facendosi da mangiare, coltivando orto, facendo piccoli lavori che stiano economicamente in equilibrio. Senza contributo dello Stato. Oggi ce ne sono poche, ma se il modello sarà individuato dal Parlamento come efficace, presto una nuova legge le istituirà.

"Un'esperienza da replicare"
Ci aveva provato il Ministro Severino nella scorsa legislatura, ma il disegno di legge è stato approvato solo in un ramo del Parlamento e poi è morto assieme alla legislatura e non se ne è fatto nulla. In questi giorni il nuovo Ministro della Giustizia Cancellieri lo ha ritirato fuori dai cassetti e vuole farne un punto qualificante del suo operato. "Un'esperienza da replicare" sono state le parole del Ministro dopo aver visitato la struttura e parlato con Padre Vittorio, il cappellano del carcere di Regina Coeli grande sostenitore di questo progetto. Un "carcerato" particolare perché è il cappellano del carcere di Regina Coeli da 34 anni. Grande esperto di carcere con migliaia di "persone - dice lui - non detenuti" passate sotto le sue cure.

L'episodio raccontato da padre Trani
Padre Vittorio Trani ama raccontare una storia. In ogni convegno, incontro, dibattito in cui si parla di carcere si fa accompagnare da un distinto signore che di mestiere fa il dirigente in Banca d'Italia e che intrattiene l'uditorio su temi economici. Finito il dibattito tanti si fanno intorno al dirigente per domande, spiegazioni, delucidazioni. L'economia è argomento che tira. Fino a quando Padre Vittorio prende sottobraccio il signore e spiega che "voi lo vedete così, fra noi, tranquillo. Ma dovete sapere che lui è stato due anni in carcere. Accusato ingiustamente e poi assolto, tanto è vero che la Banca d'Italia lo aveva sospeso e ora lo ha reintegrato nelle sue funzioni di dirigente".

Tutti di fronte ai propri pregiudizi. Passa qualche nanosecondo e si fa il vuoto. E' il pregiudizio. E nemmeno il fatto che la Banca d'Italia lo abbia reintegrato, basta a tranquillizzare gli astanti. Padre Vittorio, usa poi questo test nel dibattito che segue - fa questa scenetta generalmente nel coffee break - e mette tutti di fronte ai propri pregiudizi. Perché avere a che fare con i detenuti è complicato. E' un po' come la malattia. Fino a quando non la si incontra, non se ne è colpiti, non si sa cosa sia. E insieme a tante iniziative caritatevoli - chi non si pulisce la coscienza regalando un obolo, anche in tempi di crisi, adottando un bambino a distanza, un animale, allungando una banconota a un bisognoso - se la richiesta fosse quella di adottare un detenuto a distanza? Come reagisce la gente?

Neanche una lira dallo Stato
E' la scommessa, la provocazione, dell'Isola, la Onlus che gestisce la casa esterna per detenuti oggetto della attenzioni del Ministro della Giustizia. Una struttura che non riceve una lira dallo Stato ma che ospita una quarantina di detenuti, che fa risparmiare allo Stato 250 mila euro al mese. Tre milioni di euro l'anno. I conti sono presto fatti: un detenuto costa alle casse dello Stato più di 200 euro al giorno. 200 per 40 fa ottomila. Ottomila per 30, fa 250 mila, arrotondati. Che moltiplicati per dodici mesi, fanno appunto tre milioni di euro. Dice Domenico Naccari, un avvocato che si è imbattuto nell'Isola per motivi professionali e che ne è diventato un sostentitore - "perché è una associazione che merita di essere sostenuta" - "che se non lo si vuol fare per i detenuti, lo si faccia per contribuire alla spending rewiew".

Ortaggi e frutta da mangiare e vendere. 
Ma l'aspetto economico è la cosa meno avvincente dell'attività dell'"Isola dell'amore fraterno", il grande casale sull'Ardeatina con qualche ettaro di terra che i detenuti coltivano. Campi e serre producono ortaggi e frutta da mangiare e da vendere - perché la casa si deve autofinanziare - ma sopratutto producono l'occupazione del tempo in un lavoro a chi altrimenti passerebbe la giornata chiuso in cella a non far nulla. Una esperienza da incentivare dice il Ministro, soprattutto per i detenuti in attesa di giudizio. Per evitare di dover costruire nuovi carceri - la popolazione carceraria è in continuo aumento e soldi non ce ne sono, per ridurre l'Imu, per la sanità, per gli esodati, ma nemmeno per costruire nuove carceri - la strada imboccata dalla Cancellieri è questa. Strada risparmiosa e umana.

"Adotta un detenuto a distanza"
Sono troppo poche le strutture, come l'Isola sull'Ardeatina che svolgono quel ruolo che la nostra Costituzione vorrebbe fosse l'espiazione della pena e cioè la rieducazione del detenuto. Perché se è vero come dicono le statistiche, che il 65 per cento di chi è entrato in carcere, ci ritorna, chi sconta la pena in una di queste case ha più possibilità di reinserirsi nella società e di non tornare a delinquere. Imparano un mestiere: che sia il falegname, l'agricoltore, il giardiniere, il cuoco. Mestieri manuali che spesso lasciano i detenuti diventati ex, in contatto con queste strutture. Dice Claudio Guerrini, direttore dell'"Isola dell'amore fraterno" e che lancia il progetto - la provocazione - dell'"adotta un detenuto a distanza": "è un piacere accogliere i tanti ex detenuti che ci vengono a trovare, magari con le famiglie, con i bambini, gente che riconosce che proprio grazie al periodo passato in questa struttura è riuscita a rialzarsi. Sono loro che ce lo dicono: "Se fossi rimasto in carcere, non sarebbe andata così". Perché si può cadere, ma ci si può anche rialzare".

Una piccola cosa, una grande idea. 
Che non deve diventare la privatizzazione del carcere che qualcuno già vede come pericolo. Un saggio di Michael J. Sandel "Quello che i soldi non possono comprare, i limiti morali del mercato" inizia con un articolo del New York Times: "una cella di categoria superiore a 82 dollari a notte. A santa Ana, in California, e in qualche altra città i criminali non violenti possono pagare per una sistemazione migliore una cella pulita e silenziosa lontano da quelle dei detenuti che non pagano". E' il rischio che è dietro l'angolo di questa idea: la privatizzazione del carcere, l'istituzione di un carcere per "censo" con celle a due tre quattro e cinque stelle. Un rischio da scongiurare perché, come dice Sandel, anche il mercato deve avere dei limiti morali.

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