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venerdì 24 maggio 2013

Vietnam - Ridotta in appello la condanna per quattro attivisti cattolici, ma la protesta pacifica resta "un crimine"

Asia News
Per altri quattro imputati è arrivata la conferma della sentenza di primo grado. Essi sono parte di un gruppo di 14 persone alla sbarra con l’accusa di “sovversione” contro lo Stato. Ong pro diritti umani parlano di sentenza “scandalosa”. I giudici hanno affermato che “ogni richiesta di pluralismo è contro la legge”.

Hanoi - Il Tribunale del popolo di Vinh, cittadina della provincia di Nghe An, sulla costa nord del Vietnam, ha ridotto le sentenze per quattro dei 14 attivisti - in maggioranza cattolici - condannati nel gennaio scorso con l'accusa di "sovversione" contro lo Stato. Otto di loro hanno voluto ricorrere in appello e, dopo alcuni rinvii, ieri si è tenuto il dibattimento in aula; per altre quattro persone è arrivata invece la conferma della pena, che attivisti per i diritti umani e organizzazioni internazionali hanno più volte bollato come "scandalosa". Fra quanti hanno visto ridotta la condanna vi è anche il famoso blogger cattolico Paulus Le Van Son (nella foto), che dovrà scontare quattro anni di carcere invece dei 13 inflitti in un primo momento. 

Gli avvocati della difesa non nascondono il disappunto per l'esito del processo. "Siamo decisamente insoddisfatti per le valutazioni espresse dalla giuria" sottolinea un legale, perché [il tribunale] ha confermato che "ogni richiesta di pluralismo e di sistema multi-partito è una violazione della legge" e che "le proteste pacifiche sono comunque un crimine" da punire.

Alla base della condanna il legame dei giovani con il movimento Viet Tan, gruppo di esiliati con base negli Stati Uniti che il governo di Hanoi considera "militante" e controrivoluzionario, con l'obiettivo di rovesciare il sistema costituito. Oltre al blogger cattolico Le Van Son, altri tre attivisti hanno potuto beneficiare di una riduzione della condanna con uno sconto di pena variabile dai sei mesi ai due anni e mezzo. Durante il processo decine di simpatizzanti e semplici cittadini si sono radunati all'esterno del tribunale, nel tentativo di manifestare solidarietà; tuttavia, le forze di sicurezza hanno disperso la folla e operato diversi fermi di polizia fra i sostenitori più accaniti e rumorosi.

Negli ultimi mesi a difesa dei 14 attivisti cristiani sono scesi in campo anche nazioni europee, commissioni asiatiche e internazionali pro-diritti umani, per chiedere il loro rilascio e la fine di processi ingiusti e perpetrati in base a false accuse. Finora sono state anche raccolte oltre 30mila firme, in cui si chiede alle autorità comuniste di intercedere per la liberazione. Solo quest'anno le autorità hanno condannato almeno 38 vietnamiti per attività "contro lo Stato".

Alla vicenda dei giovani cristiani si legano a doppio filo le carcerazioni arbitrarie ai danni di attivisti e nazionalisti, colpevoli di aver dimostrato in piazza in modo pacifico contro l'aggressione "imperialista" di Pechino nel mar Cinese meridionale. Fra di essi vi sono la 21enne studentessa cattolica Nguyen Phuong Uyen e il giovane Dinh Nguyen Kha, altri 36 blogger accusati di crimini in rete e "dissidenti pacifici" in galera per reati di opinione. Per la liberazione di attivisti e cristiani, la comunità cattolica si è più volte riunita in preghiera; il 19 maggio si è tenuta una messa speciale nella parrocchia di Thai Ha - già al centro di controversie con il governo locale per il possesso di alcuni terreni e del monastero del Carmelo - alla quale hanno partecipato oltre mille fedeli.

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