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lunedì 29 luglio 2013

Carcere - Un altro suicidio suicidio: aveva fatto esplodere la propria casa per protesta contro lo sfratto

Ristretti Orizzonti
Accusato di “tentata strage”, era detenuto da giugno 2012 in attesa del processo. Il suo avvocato aveva chiesto il ricovero in una struttura alternativa al carcere, inutilmente. In 13 mesi cambia tre carceri e viene sottoposto a perizia psichiatrica. 
Mario Vignoli, 66 anni, meglio conosciuto come “Pietro l’eretico”, quando l’ufficiale giudiziario si presenta sotto casa per sfrattarlo, apre la bombola del gas e accende un fiammifero. Nell’esplosione, avvenuta la mattina del 20 giugno 2012 al civico 97 di Strada Francesca Est, a Rivalta di Rodigo (Mn), lui si salva, perdendo soltanto i sensi. Un carabiniere all’esterno resta lievemente ferito. 

Accusato di “tentata strage” finisce nel carcere di Mantova, poi in quello di San Vittore ed infine a Cremona, dove ieri si impicca nel bagno della cella. Gli agenti della Polizia Penitenziaria lo soccorrono prontamente, ma non si riprende e questa mattina muore in Ospedale.

Al momento dello scoppio a poca distanza dalla porta della casa dove Vignoli si è asserragliato dopo l’arrivo dell’ufficiale giudiziario con la notifica dello sfratto, c’è anche Claudio Maestrelli, un amico d’infanzia, accorso per provare a far ragionare Vignoli. “È disperato, ma non è un criminale. Aveva bisogno di aiuto, ma non l’ha trovato da nessuna parte”.

Il Sindaco di Rodigo, Gianni Chizzoni, replica: “Mi dispiace tanto dal punto di vista umano, ma come Comune non potevamo davvero fare di più. È venuto a chiedere aiuto nei nostri uffici, ed era in contatto con i servizi sociali”.

Di professione Mario Vignoli faceva il carrozziere, ma negli ultimi tempi il lavoro era sempre meno e di conseguenza i soldi per l’affitto scarseggiavano, così la casa dove aveva costruito il suo rifugio e messo i libri di storia che divorava tutti i giorni, era stata messa in vendita con lo sfratto esecutivo per lui.

Curioso personaggio, noto per il suo abbigliamento stravagante, imitazione dei paramenti sacri e per le sue incursioni con cartelli e striscioni in cui si scagliava contro la decadenza dei costumi, si era lanciato in una sfida a senso unico contro la Chiesa e il potere ecclesiastico.

Aveva fatto incursioni nelle chiese della zona durante la messa, era salito a Palazzo della Ragione in occasione del convegno su Leone IX per manifestare il suo dissenso, fino al 2 giugno, quando si era spinto fino in piazza Duomo a Milano durante la visita di Papa Ratzinger. Aveva cominciato a inveire contro i costumi della Chiesa, ma era stato fermato dagli agenti della Digos che scortavano il pontefice e poi denunciato.

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