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lunedì 8 luglio 2019

Cina - Centinaia di bambini di etnia uigura (minoranza musulmana) tolti ai genitori e "rieducati".

Gazzetta del Mezzogiorno
Oltre 400 bambini di etnia uigura, in una sola città dello Xinjiang, sono stati separati da uno o da entrambi i genitori, finiti in carcere o internati in strutture di rieducazione: contro le piaghe "del terrorismo e dell'estremismo" soprattutto religioso, come rivendica Pechino, neanche loro sfuggono al processo di "mandarinizzazione" che va avanti spedito nella regione del nordovest della Cina, caratterizzata dalla forte minoranza musulmana turcofona.


Se sono centinaia di migliaia, se non più di un milione secondo alcuni rapporti rimbalzati all'Onu, gli adulti rinchiusi nei centri di detenzione, il passaggio aggiuntivo è la campagna che passa per scuole e dormitori dedicati alle nuove generazioni. 

Da un'inchiesta della Bbc, ad esempio, è emerso che uno delle decine di uiguri intervistati e residenti in Turchia, Abdurahman Tothi, ha raccontato di non avere più notizie dei suoi figli da tre anni, dopo il loro viaggio con la madre nello Xinjiang per una visita ai nonni.

L'uomo ha spiegato di aver trovato un video online di un bambino che è sicuro essere suo figlio, Abdulaziz, che parla in mandarino e non in uiguro, la sua lingua madre. "Il loro obiettivo - è stata la sua amara spiegazione - è di farne degli han cinesi, portandogli via la loro vera identità".

I bambini sono destinati, secondo la ricostruzione della tv britannica, a scuole con enormi dormitori, sorte negli ultimi anni con i centri "di addestramento vocazionale" destinati agli adulti che, dopo aver commesso reati, puntano al reinserimento sociale. 

Su 60 interviste, genitori o parenti hanno raccontato nei dettagli la scomparsa di oltre 100 bambini. Una fonte diplomatica che ha visitato la regione ha rimarcato le "evidenze di primarie e sistematiche violazioni dei diritti umani" in una strategia che non ammette "soluzioni alternative" al modello han, l'etnia maggioritaria in Cina.

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