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lunedì 15 luglio 2019

Dopo quasi 200 giorni dal rapimento di Silvia Romano si sa solo che era viva a Natale

Corriere della Sera
La cooperante italiana rapita a Malindi lo scorso novembre: della sua sorte parlano due dei banditi che la sequestrarono e ora finiti in carcere. Presto gli inquirenti italiani torneranno a Nairobi


Ci sono elementi concreti per ritenere che Silvia Romano, la cooperante milanese di 23 anni, rapita in Kenya il 20 novembre 2018, fosse in vita almeno fino al giorno di Natale. La circostanza è emersa nell’ambito del vertice che le autorità giudiziarie e investigative italiane e kenyote hanno svolto oggi a Roma. A confermare l’esistenza in vita della ragazza almeno fino a quella data sono stati due cittadini kenyoti, criminali comuni, arrestati il 26 dicembre del 2018 perché ritenuti tra gli esecutori materiali del sequestro. La ragazza, secondo quanto riferito dai due che saranno processati a Nairobi il 29 e 30 luglio prossimi, è stata poi ceduta a un’altra banda.

Nel corso del vertice, cui hanno preso parte il procuratore generale del Kenya Noordin Mohamed Haji e il pm Sergio Colaiocco, titolare del procedimento aperto a Roma, sono state ricostruite nei dettagli le fasi del sequestro avvenuto nella Contea di Kilifi: protagonista un gruppo di otto persone armate di Ak47 e granate che ha fatto irruzione nel centro commerciale di Chacama. Silvia Romano, che nei giorni precedenti era stata seguita e pedinata, è stata portata via senza cellulare e senza passaporto e caricata su una moto che si è diretta verso una boscaglia nei pressi del fiume Tana. Degli otto banditi, cinque sono attualmente ricercati, mentre i due che saranno processati a breve sono finiti in manette il giorno di Santo Stefano. Un terzo elemento fermato dalla polizia, e cioè un cittadino somalo di 35 anni, trovato in possesso di una delle armi utilizzate in quel blitz in cui rimasero feriti anche due minori, ha ammesso le sue responsabilità.

Una squadra dei carabinieri del Ros tornerà a breve a Nairobi. La nuova missione, dopo quella svolta già nello scorso mese di aprile, è stata definita oggi nell’ambito del vertice organizzato a Roma tra le autorità inquirenti e investigative italiane e kenyote. I carabinieri, su delega del pm Sergio Colaiocco, partiranno per il Kenya per acquisire nuovo materiale probatorio raccolto dalle autorità locali che sono al lavoro per catturare cinque degli otto elementi della banda di sequestratori. E sempre nell’ambito dell’incontro di oggi le autorità giudiziarie italiane si sono impegnate a garantire, tramite la Guardia di Finanza, un supporto investigativo alla magistratura del Kenya impegnata a indagare su un caso di corruzione collegato alla costruzione di tre dighe il cui appalto era stato vinto da una ditta romagnola.

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