Pagine

venerdì 22 marzo 2019

I giudici smontano il "Decreto Sicurezza" di Salvini. Vinto il ricorso: "I richiedenti asilo possono avere la residenza"

Corriere della Sera - Firenze
Si chiama Yosef, è somalo ed è richiedente asilo, attualmente ospite in un centro di accoglienza a Scandicci. Nell’ottobre dell’anno scorso ha presentato domanda di iscrizione all’anagrafe. Ma il decreto sicurezza varato dal ministro Salvini era appena entrato in vigore. Tra i punti principali (e più contestati) l’esclusione dei richiedenti asilo dall’anagrafe.

Poche settimane dopo, non a caso, il Comune di Scandicci rispondeva a Yosef comunicandogli di «non poter accettare la richiesta di residenza» proprio in base al nuovo decreto sicurezza emanato dal Ministero dell’Interno. 

A questo punto Yosef, assistito dagli esperti avvocati dell’Asgi (associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), ha presentato ricorso. Il senso è questo: «È vero che l’articolo 13 del decreto sicurezza dice che, per i richiedenti asilo, il permesso di soggiorno non è più un documento valido per chiedere la residenza anagrafica. Ma la regolarità del soggiorno non si dimostra soltanto col classico permesso di soggiorno, è sufficiente anche il verbale che viene rilasciato ai migranti in questura al momento della domanda d’asilo, il cosiddetto modello C3»

La notizia è, dunque, che il tribunale di Firenze ha accolto il ricorso e ha ordinato al comune di Scandicci «l’immediata iscrizione nel registro anagrafico del richiedente asilo».
L’ordinanza, firmata dal giudice Carlo Carvisiglia, potrebbe segnare un cambiamento perché rimette in discussione alcuni principi del decreto sicurezza e perché, di fatto, potrebbe aprire le porte dell’anagrafe a tutti i richiedenti asilo. Una vittoria importante per gli avvocati fiorentini dell’Asgi, e in particolare dell’avvocatessa Noris Morandi, che ha redatto il ricorso. Ad uscirne sconfitti sono i tecnici del Viminale che, omettendo una postilla nel decreto sicurezza, hanno reso possibile quest’ordinanza che, di fatto, ha affossato gli intenti del ministro dell’Interno di non concedere l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo.

«Il verbale rilasciato dalla questura al momento della domanda di asilo — ribadiscono dall’Asgi — certifica la regolarità del soggiorno in Italia, assolvendo perfettamente alle condizioni previste dalla legge per l’iscrizione anagrafica». Un divieto, quello dell’iscrizione anagrafica, che il ministro Salvini ha giustificato dicendo che «l’eccessivo numero di richiedenti asilo nelle strutture di accoglienza ha spesso determinato un sovraccarico di lavoro per gli uffici anagrafe». Un divieto che però rischia di complicare la vita dei migranti. La mancata iscrizione anagrafica, infatti, non permette loro di avere una carta d’identità, di usufruire del servizio sanitario con un medico di base, di usufruire di un assistente sociale, di trovare un lavoro regolare e di iscriversi al centro per l’impiego, di accedere all’edilizia pubblica.

Secondo il giudice che ha redatto l’ordinanza su Yosef la mancata iscrizione dei richiedenti asilo all’anagrafe, sarebbe anche discriminatoria nei confronti degli stranieri visto che «sul versante del principio di eguaglianza, la parità di trattamento tra stranieri regolarmente soggiornanti e cittadini è considerata fondamentale dalla Corte Costituzionale». Quanto al rifiuto dell’amministrazione di iscrivere il ricorrente alle liste anagrafiche del Comune di residenza, «oltre a costituire una lesione di un diritto soggettivo, impedisce il godimento e l’esercizio effettivo dei diritti di rilievo costituzionale».

Una storia lunga e complicata, quella di Yosef (il nome è di fantasia). È arrivato in Italia per scappare alla guerra civile che imperversa in Somalia dagli anni Novanta. Ha una moglie e tre figli in Svezia, ma lui ha scelto di presentare domanda di asilo in Italia, sperando di ottenere la protezione internazionale, perché è molto legato alla cultura italiana, già dai tempi della sua vita in Somalia. Sogna il ricongiungimento familiare coi suoi figli e sua moglie. Nelle prossime ore, Yosef tornerà all’anagrafe. E in base all’ordinanza, gli uffici dovranno accogliere la sua domanda d’iscrizione. «Yosef è contento», racconta Davide Arca dalla Diaconia Valdese. Ha ricevuto la notizia ieri sera, mentre si trovava nella struttura di Scandicci, un appartamento che condivide con altri sette migranti. In questi mesi di accoglienza, ha frequentato i corsi d’italiano e un corso di sartoria. «Adesso per lui sarà più semplice trovare lavoro, potrà iscriversi ai centri per l’impiego e potrà avere la carta d’identità, condizione indispensabile per avere credibilità di fronte a potenziali datori di lavoro», spiegano gli operatori sociali della Diaconia Valdese. Come residenza anagrafica, potrà indicare quella del centro d’accoglienza.

Ma Yosef non è l’unico richiedente asilo in provincia di Firenze ad aver presentato ricorso per la mancata iscrizione anagrafica. Anche altre associazioni hanno svolto lavoro di consulenza giuridica per i propri ospiti, permettendogli così di presentare ricorso. Anche per loro, visto l’ultimo responso del giudice, potrebbero vedersi garantita l’iscrizione all’anagrafe. Una questione, quella del divieto alla residenza, che con l’entrata in vigore del decreto sicurezza sollevò il malcontento di numerose associazioni e anche di molti sindaci, alcuni dei quali presentarono ricorso contro il divieto di iscrizione anagrafica. Tra queste anche la Regione Toscana, che presentò ricorso alla Corte Costituzionale anche a nome di sessanta amministrazioni comunali. E tra questi, quasi un paradosso, anche il Comune di Scandicci. Che ora dovrà accettare la richiesta di Yosef.

Jacopo Storni

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.