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martedì 31 maggio 2016

Unhcr, migranti: nel Mediterraneo 880 morti in una settimana. "Rotta Libia-Italia letale"

La Repubblica
Diffusi i dati dell'Alto Commissariato Onu. Dall'inizio dell'anno i morti sono 2510, nello stesso periodo del 2015 erano 1855. La navigazione dal Nord Africa verso le coste italiane costata la vita a 2119 persone. Arrivati in Europa via mare in 203.981: tre quarti in prevalenza profughi siriani e afgani sbarcati in Grecia dalla Turchia prima dell'accordo tra Ankara e Ue, 46.714 migranti dall'Africa sub-sahariana giunti in Italia

Ginevra - L'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) ha diffuso nuovi dati relativi alle vite umane inghiottite dal Mediterraneo la scorsa settimana a seguito dei ripetuti naufragi dei barconi carichi di migranti. Il bilancio, secondo l'agenzia Onu, è più pesante delle circa 700 persone annegate sin qui accertate: sulla base di informazioni tratte dai colloqui con i sopravvissuti, l'Unhcr aggiorna a 880 il numero di quei morti.

Dall'inizio del 2016, le persone decedute nel tentativo di arrivare in Europa via mare dall'Africa o dalla Turchia sono 2510. Cifre che inducono il portavoce dell'Unhcr, William Splinder, a definire l'anno in corso "si stia rivelando particolarmente letale" per le rotta migratorie che passano dal Mediterraneo. Il paragone con il 2015 è immediato: nei primi cinque mesi dello scorso anno, le vittime delle migrazioni via mare erano 1855.

Quest'anno, prosegue il dossier Onu, si sono imbarcate per l'Europa 203.981 persone. Per circa tre quarti in prevalenza profughi siriani e afgani che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alla Grecia prima della fine di marzo, quando è entrato in vigore il controverso accordo Ue-Turchia che ha rallentato il flusso. Mentre 46.714 persone, soprattutto migranti dall'Africa sub-sahariana, costituiscono il flusso dalla Libia all'Italia, quasi lo stesso numero registrato l'anno scorso, come rilevato anche dal premier Matteo Renzi nella sua eNews.

Ma il dato sulla traversata dal Nord Africa all'Italia rivela quanto essa sia la più pericolosa: vi hanno perso la vita 2119 persone sulle 2510 totali. Una spiegazione, osserva l'Unhcr, risiede nel fatto che dalla Libia partono imbarcazioni quasi sempre sovraccariche, vi trovano posto a bordo anche più di 600 persone, situazione non riscontrabile sulla rotta Turchia-Grecia. Più delle condizioni del Mar di Sicilia, sarebbe dunque l'assenza di scrupoli e la volontà di lucrare al massimo dei trafficanti di esseri umani a rendere la navigazione precaria e spesso tragica.

Riguardo i tre naufragi noti da domenica scorsa, l'Unhcr ha appreso "dalle persone che sono arrivate ad Augusta in questo fine settimana, che altre 47 persone risultano disperse dopo che un`imbarcazione gonfiabile, partito dalla Libia con a bordo 125 persone, si è sgonfiata. Altre persone hanno riferito della scomparsa in mare di ulteriori otto persone che si trovavano su un'altra imbarcazione, e sono stati inoltre segnalati quattro morti a causa di un incendio divampato su ancora un'altra barca".

Secondo le informazioni raccolte, l'Unhcr al momento si ritiene che la maggior parte delle imbarcazioni provenienti dalla Libia sia partita dall'area di Sabratah, a ovest di Tripoli. I sopravvissuti hanno raccontato di centri di raccolta e smistamento di migranti attivi in vari luoghi lungo la rotta che dall'Africa occidentale porta alla Libia, in particolare in Niger. Centri dove gli esseri umani rimangono per diversi mesi prima di essere imbarcati per l'Europa.

Dalle testimonianze sono emersi molti racconti dei traumi subiti da donne violentate durante il viaggio o addirittura oggetto di traffico. "Alcune - spiega il portavoce Splinder - ci hanno raccontato di essere state ridotte in schiavitù sessuale in Libia". Si segnala anche un aumento negli arrivi di minori non accompagnati.

Al momento, l'Unhcr non riscontra evidenze di un cambio di rotta significativo da parte di siriani, afgani o iracheni rispetto all'itinerario turco-greco a favore di quello del Mediterraneo centrale. Dove nigeriani e gambiani restano prevalenti, mentre somali ed eritrei, più comunemente associati ai movimenti di rifugiati, costituiscono rispettivamente il 9 e l'8% del flusso.

Il portavoce dell'Unhcr conclude la disamina del fenomeno reiterando l'appello all'Ue perché stabilisca vie attraverso cui i rifugiati possano raggiungere l'Europa in modo legale, ed evidentemente più sicuro, definendo infine "vergognoso" che i Paesi dell'Unione abbiano proceduto al ricollocamento di meno di 2mila persone quando il piano annunciato lo scorso anno ne prevedeva 160mila.

Intanto l'Unione europea interviene per stigmatizzare i ritardi nella distribuzione dei migranti: "Il ritmo della ricollocazione deve accelerare o la Commissione farà scattare procedure di infrazione", ha detto la portavoce, Mina Andreeva. Per questo, continua, "abbiamo mandato lettere di avvertimento" ai governi e "se necessario, non ci vergogneremo di esercitare i nostri poteri come guardiani dei trattati". All'Italia intanto la Commissione chiede chiarimenti legali ed operativi sugli hotspot.

di Paolo Gallori

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