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sabato 3 ottobre 2015

Siria: si può ancora scendere in piazza per la pace? L’opinione di Andrea Riccardi

Agora Vox
Era il 2003. Le piazze delle capitali europee si riempirono di bandiere della pace e di migliaia di manifestanti. Chiedevano la pace e soprattutto la fine della guerra, "senza se e senza ma". Oggi cosa è cambiato? Si può ancora scendere in piazza per la pace? È la domanda che si è posto Andrea Riccardi su “Sette” in edicola con “Il Corriere della Sera”.

Si può ancora scendere in piazza per la pace? In verità, sembra che la pace interessi poco agli europei, pur essendo costantemente sotto i riflettori dei media. Basta pensare a quanto la guerra sia legata all’arrivo dei profughi. Ne è la causa principale. Eppure l’Europa si è scaldata per il numero di rifugiati da accogliere e in alcuni paesi, come l’Ungheria, si è pensato di arginare il problema con la costruzione di un muro. Altrove gli europei hanno mostrato un volto accogliente: hanno stupito le notizie sugli austriaci, che facevano la spola con le loro auto per risparmiare ai profughi ore di cammino per raggiungere dal confine ungherese la stazione di Vienna. Si potrebbero citare altri esempi che mostrano come i cittadini europei abbiano fattivamente contestato le politiche restrittive dei loro governi sul problema dei rifugiati.

Al di là del disinteresse, la rassegnazione o la paura di affrontare un tema complesso come quello della guerra, sembrerebbe che l’incontro umano con i rifugiati aiuti a risvegliare la coscienza degli europei, trasformandoli da spettatori inerti ad artefici del cambiamento. Se gli europei sapranno riscoprire la giusta indignazione davanti alle tragedie causate dalla guerra, potranno di nuovo manifestare in piazza per la pace.

Roberto Bortone

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