
Giornalisti, attivisti dei diritti umani, politici, omosessuali sono costantemente nel mirino. Per questo oggi, martedì 22 luglio, che viene celebrato in Gambia come Il giorno della libertà, Amnesty International invita i suoi attivisti a una grande mobilitazione.
Proteste e eventi pubblici saranno tenuti in tutto il mondo:
“La lista delle vittime delle violazioni dei diritti umani in Gambia si ingrossa ogni giorno – ha spiegato Stephen Cockburn, vicedirettore regionale di Amnesty International per l’Africa centrale e occidentale -. Le autorità dovrebbero assicurare i criminali alla giustizia e prendere in considerazione le denunce sin qui ricevute. Dovrebbero abolire le leggi che rendono possibile la repressione”.Nel 2001, per esempio, fu approvata una legge che dava al presidente i poteri di impedire che le forze di sicurezza fossero indagate per azioni commesse durante una situazione di emergenza o nel tentativo di sedare una riunione non autorizzata.
Nel 2008 annunciò un provvedimento per punire l’omosessualità con la morte: “Taglieremo la testa a quei vermi” le sue parole. E invitò tutti i gay e le lesbiche a lasciare il Paese.
Nel 2012 ha applicato la pena di morte senza preavviso a nove reclusi che non avevano esaurito i gradi d’appello. Il dissenso è represso con vessazioni e intimidazioni, frequenti gli arresti arbitrari.
Nel 2013 un’altra legge ha stabilito che i giornalisti, i blogger e gli utenti di internet possono essere condannati a pene fino ai 15 anni di carcere e a multe che arrivano fino a 56mila euro per aver diffuso “notizie false”.
Amnesty chiede che “le autorità rilascino tutte le persone detenute ingiustamente e tutti i prigionieri di coscienza”. Il Gambia è un piccolo Paese con nemmeno due milioni di abitanti tra i più poveri in Africa. Il prossimo ottobre le Nazioni Unite prenderanno in esame le questione dei diritti umani nel Paese.
In una testimonianza raccolta da Amnesty International un attivista per i diritti umani racconta in via anonima:
Amnesty chiede che “le autorità rilascino tutte le persone detenute ingiustamente e tutti i prigionieri di coscienza”. Il Gambia è un piccolo Paese con nemmeno due milioni di abitanti tra i più poveri in Africa. Il prossimo ottobre le Nazioni Unite prenderanno in esame le questione dei diritti umani nel Paese.
In una testimonianza raccolta da Amnesty International un attivista per i diritti umani racconta in via anonima:
“Battersi per i diritti umani è diventata un’attività rischiosa in Gambia. I giornalisti, i membri dell’opposizione e chiunque difenda la libertà di espressione è considerato un nemico dello Stato. Siamo posti sotto costante sorveglianza. I nostri telefoni e le nostre case sono controllate. Persino la famiglia e gli amici vengono messi sotto pressione. Io stesso sono stato invitato da colleghi, amici e parenti a stare buono e pensare ai fatti miei”.
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