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mercoledì 18 settembre 2013

Palestina: 525 ergastolani palestinesi nelle carceri israeliane

www.infopal.it
Un centro palestinese per i diritti umani che si occupa delle questioni dei detenuti ha rivelato che l'occupazione israeliana detiene nelle sue carceri centinaia di prigionieri palestinesi condannati all'ergastolo. 

Lunedì 16 settembre, in un comunicato scritto, il Centro al-Ahrar per gli studi sui detenuti e i diritti umani ha rivelato che Israele rinchiude, nelle sue diverse prigioni, 525 palestinesi condannati all'ergastolo. Ha quindi sottolineato la necessita che "leadership e fazioni palestinesi adottino un piano nazionale atto a garantire il rilascio degli ergastolani e porre fine alla loro sofferenza psicologica".

Al-Ahrar ha definito l'ergastolo "una condanna a morte", spiegando che per i detenuti si tratta di "passare il resto della loro vita nelle carceri israeliane, senza alcuna speranza di liberazione." "Ciò è ancor più difficile di essere condannati a morte", ha aggiunto il centro.

Ha poi sottolineato che "quello israeliano è l'unico stato al mondo il cui ordinamento penitenziario non specifica il termine da scontare per i condannati all'ergastolo. Si tratta di una condanna illimitata, non assimilabile, alla quale le leggi israeliane si riferiscono con il numero 99, ovvero periodo indeterminato".

Il Centro per i diritti umani ha aggiunto che l'occupazione non si è limitata a questo, bensì, essa, in molti casi, ha afflitto più di un 20 ergastoli consecutivi ai detenuti palestinesi. Ha quindi citato i casi di: Abdullah Barghouti, condannato a 67 ergastoli, Hassan Salameh a 47 e Abbas al-Sayyed, condannato a 36 ergastoli consecutivi. Secondo al-Ahrar, l'obiettivo di tali condanne rimane quello di "far capire ai prigionieri che non esiste alcun modo di liberarli, spingendoli alla frustrazione". Ha infine esortato a "non lasciare gli ergastolani palestinesi in balia dei negoziati", e ad "adottare un piano nazionale che coinvolge tutte le fazioni alle quali appartengono i detenuti, allo scopo di garantire il loro rilascio e porre fine alla loro sofferenza".

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