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giovedì 28 marzo 2013

Turchia: Amnesty; è tempo di togliere le catene alla libertà

AKI
In un nuovo rapporto sulla Turchia, Amnesty International ha espresso il timore che il pacchetto di riforme legislative all’esame del parlamento di Ankara finisca per essere un’opportunità persa per allineare le leggi nazionali agli standard internazionali sui diritti umani e lascerà le persone a rischio di subire violazioni, tra cui il carcere, solo per aver espresso un’opinione. “In Turchia la libertà d’espressione è sotto attacco, con centinaia di procedimenti giudiziari a carico di attivisti, giornalisti, scrittori e avvocati”, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty.
“Le riforme succedutesi nel tempo non hanno affrontato il problema principale: la definizione di alcune fattispecie di reato nel codice penale e nella legge antiterrorismo”, ha aggiunto Dalhuisen. Il rapporto analizza il contenuto e le modalità di attuazione dei 10 più problematici articoli di legge che minacciano la libertà d’espressione in Turchia. Rimane in vigore, ad esempio, il famigerato articolo 301 del codice penale sulla “denigrazione della Nazione turca”, usato per processare e condannare il giornalista e difensore dei diritti umani Hrant Dink, poi assassinato.
Secondo Amnesty, negli ultimi anni si è assistito all’aumento dell’uso arbitrario delle leggi antiterrorismo per criminalizzare attività del tutto legittime, come discorsi politici, scritti di contenuto critico, partecipazione a manifestazioni e militanza in organizzazioni e gruppi politici riconosciuti. Dibattiti pacifici sui diritti dei curdi e su altre questioni politiche a loro legate, così come i temi e gli slogan al centro delle manifestazioni in loro favore, danno luogo a procedimenti giudiziari per “propaganda terrorista”.

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