Pagine

domenica 13 ottobre 2019

Egitto, Alaa Abdel Fattah, picchiato e costretto a denudarsi dopo il fermo e durante l’interrogatorio

Nena News
A denunciarlo è la famiglia. Ieri la sorella, Mona Seif, ha scritto su Twitter che l’attivista dei diritti umani ha riferito agli avvocati di essere stato bendato e minacciato di non uscire vivo dalla prigione di Tora

Arrestato nei giorni scorsi durante le retate seguite alle proteste contro il regime di Abdel Fattah el Sisi, il noto attivista egiziano Alaa Abdel Fattah, è stato picchiato e costretto a denudarsi dopo il fermo e durante l’interrogatorio da parte della polizia. A denunciarlo è la famiglia. Ieri la sorella, Mona Seif, ha scritto su Twitter che Alaa ha riferito agli avvocati di essere stato anche minacciato di non uscire vivo da Tora, prigione tristemente famosa del Cairo. All’attivista, ha spiegato la sorella, è stato imposto di camminare in un corridoio pieno di persone che lo picchiavano sulla schiena e sul collo. Si tratta della cosiddetta “parata di benvenuto”, un abuso di routine nelle carceri egiziane al quale sono soggetti in particolare i detenuti politici. Inoltre gli sono stati rubati gli abiti ed è stato lasciato per ore con addosso solo la biancheria intima.

Seif ha detto che suo fratello ha presentato una denuncia per questi abusi durante l’audizione di mercoledì per il rinnovo della sua “detenzione preventiva” e, pertanto, si teme che possa subire nuovi maltrattamenti ed essere picchiato in prigione. Il mese scorso è stato arrestato anche l’avvocato dell’attivista, Mohamed al-Baqer, un noto difensore dei diritti umani.
Alaa Abdel Fattah, 37 anni, fu uno dei protagonisti della rivolta del 2011 che rovesciò il presidente Hosni Mubarak. Negli anni successivi è diventato bersaglio della repressione del regime di El Sisi, salito al potere con il golpe militare del 2013 contro il presidente islamista Mohammed Morsi. 
L’attivista era stato rilasciato a marzo dopo aver scontato cinque anni di prigione per aver partecipato a una protesta pacifica. Quindi nei giorni scorsi è stato arrestato di nuovo – con l’accusa di appartenere ad una “organizzazione terroristica” e di usare i social media per diffondere “notizie false a danno della sicurezza nazionale – assieme ad oltre 3.000 persone in seguito alle proteste scoppiate al Cairo e in altre città egiziane contro il regime.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.