Aumenta in vari quartieri della Capitale la presenza di ragazzi rifugiati che volontariamente puliscono le strade.

E vicino una scatola di cartone con un bel numero di spicci. Mi guardo intorno è un po più avanti vedo un ragazzo di colore che sta pulendo con accuratezza cento metri di marciapiede davanti ai negozi: tolto l'erba che cresce nelle fessure dell'asfalto, via tutte le cicche, e spazzato con cura tutto il marciapiede. Come d'incanto quel pezzo di strada era diventata una via di una città nordica dove, se finisci una sigaretta, sei in forte disagio e non sai dove buttare la cicca.
Un signore pensionato smette di leggere il giornale, mi ferma e mi dice: "vedi com'è bravo invece di non fare niente tutto il giorno si rende utile, sono bravi questi ragazzi."

MI avvicino al ragazzo e lo distolgo per un attimo dal suo lavoro, lo saluto e lo ringrazio e mi risponde facendosi capire: "Sono io che vi devo ringraziare, questo paese mi ha accolto e mi ha salvato la vita. A casa mia rischiavo la vita ogni giorno."
Riprende subito il suo accurato lavoro, con una scopa blu continua a spazzare e sembra quasi accarezzare la terra che lo ha accolto.
Ezio Savasta
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