Pagine

sabato 18 marzo 2017

Detenuti psichici. Tutti nelle Rems. Una scorciatoia che reintroduce la logica manicomiale degli OPG

Quotidiano Sanità
Sgomento, amarezza e forte preoccupazione. È quanto proviamo oggi, dopo l’approvazione del ddl "giustizia" sul quale il Governo ha posto la fiducia. Si introduce infatti una scorciatoia a favore di chi fino ad oggi non ha fatto tutto il possibile per garantire le cure ai detenuti: la soluzione è rinviare tutti coloro che hanno (o si presume abbiano) problemi di disagio mentale nelle Rems, ovvero strutture dedicate solo ai malati di mente, col risultato di riprodurre la logica manicomiale del cd “doppio binario”
Il d.d.l. approvato al Senato con la modifica del codice penale e di procedura penale sulla tutela della salute mentale in carcere che ora rischia di far fare un passo indietro al già faticoso processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG).

Il comma 16 disciplina infatti il caso in cui “le sezioni degli istituti penitenziari … non siano idonee, di fatto, a garantire i trattamenti terapeutico – riabilitativi, … nel pieno rispetto dell’articolo 32 della Costituzione“. Per tali casi, effettivamente ancora presenti in alcune (non tutte, per fortuna) realtà carcerarie, sarebbe stato necessario indicare misure, azioni, tempi e risorse per superare le inefficienze e per far rispettare il diritto alla cura. 

Cosa prevede invece il comma 16? Introduce una scorciatoia a favore di chi fino ad oggi non ha fatto tutto il possibile (più o meno colpevolmente) per garantire le cure ai detenuti: la soluzione è rinviare tutti coloro che hanno (o si presume abbiano) problemi di disagio mentale nelle Rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), ovvero strutture dedicate solo ai malati di mente, col risultato di riprodurre la logica manicomiale del cd “doppio binario”.

Una soluzione che solo chi non conosce la complessità dei problemi può considerare efficace. Come si può pensare che sia meglio rinviare alle Rems una persona le cui condizioni di disagio mentale devono essere ancora accertate anziché sottoporla a valutazioni specialistiche da parte dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, sicuramente più efficaci e rapidi? 

Come si può pensare che far entrare una persona nel circuito delle misure di sicurezza, noto per i suoi gravi limiti, sia meglio che utilizzare i servizi sanitari ospedalieri, come peraltro già previsto dalla normativa e appena raccomandato anche dagli Stati Generali della Giustizia? 

Come si può pensare di farlo nell’interesse della persona detenuta e non per assolvere i responsabili degli inadempimenti o per facilitare chi considera tali pazienti solo delle seccature? 

Come si può pensare di farlo con l’attuale dotazione di Rems, già sature, senza temere una prossima moltiplicazione delle stesse, con conseguenti investimenti immobiliari e costi di gestione non marginali e comunque superiori alle soluzioni alternative? 

Non è così che si risolve il problema della salute mentale delle persone detenute.

Bisogna al contrario lavorare con paziente determinazione per qualificare i programmi di tutela della salute mentale (e più in generale della salute) in carcere, per istituire in ogni istituto penitenziario e senza ulteriori ritardi le sezioni psichiatriche già previste dalla normativa, per sostenere concretamente i Dipartimenti di Salute Mentale (come chiede il mondo della psichiatria), per far rispettare i principi previsti dalla recente normativa che ha favorito - pur fra tante difficoltà - il superamento degli OPG. 

Bisognerebbe infine ripensare alcuni articoli del codice penale e del codice di procedura penale, compito che la Commissione Giustizia potrebbe svolgere egregiamente invece di accogliere soluzioni che rischiano di essere peggiorative per le persone malate. La soluzione prospettata cronicizza le carenze presenti in alcune realtà anziché operare al loro superamento.

Per questo abbiamo chiesto al Governo che, in occasione della predisposizione dei decreti delegati, intervenga con decisione per evitare che ciò che si paventa nel comma 16 diventi regola generale, perché sia assicurata l’effettiva idoneità delle sezioni degli istituti penitenziari a garantire adeguati trattamenti fondati sui piani terapeutici individuali e perché si sostengano i Dipartimenti di Salute Mentale.

Nerina Dirindin e Manuela Granaiola

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.