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mercoledì 6 novembre 2013

Cancellieri, i volontari non condannano ma chiedono diritti per tutti

EUROPA
Da Ristretti orizzonti a don Rigoldi il ministro non ha agito male. Ma ora subito il via libera alle riforme.

Non si tratta solo di Luigi Manconi, presidente della commissione diritti umani del senato e fondatore dell’associazione A buon diritto con la quale si occupa appunto da sempre di casi di persone in odor di diritti negati. Non si tratta solo di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, e di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi. Non solo loro, che pure, date le rispettive biografie, avrebbe un peso.
Non solo loro a non condannare, e anzi spesso anche a sostenere – direttamente o indirettamente – il ministro della giustizia Anna Maria Cancellieri che oggi dovrà rendere conto al parlamento del suo interessamento alla scarcerazione della gravemente malata Giulia Ligresti, in custodia cautelare a Torino per il caso Fonsai.
Ma, con varie sfumature e abbondanti cautele anche una parte importante del variegato mondo associativo, laico e cattolico, che da sempre si occupa di carcere e delle condizioni delle carceri in Italia.
Sta con Cancellieri “senza se e senza ma” don Gino Rigoldi, fondatore di Comunità nuova e storico cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, che dalle colonne del Corriere della Sera non esita a dirlo: «Sì, sto con il ministro. Sarà per i miei 40 anni passati a cercare di aiutare i ragazzi del carcere, sarà perché, come lei, non sono riuscito a dare una mano a tutti, ma mi sento molto più vicino ai suoi limiti che non a quella sconfinata volotnà di potenza che mi sembra animare i critici del ministro».
Ma anche Ornella Favero, direttore di Ristretti Orizzonti, pubblicazione del carcere Due Palazzi di Padova (autorevole e molto letta nel mondo degli addetti ai lavori)non si chiama fuori. E anzi chiede che da tutta questa vicenda possa scaturire un disegno organico nella tutela dei diritti in carcere e nella “presa in carico” dei casi critici: «Noi di Ristretti Orizzonti, che da anni cerchiamo di dare dignità a chi si suicida in carcere, o muore per cause non chiare, non vogliamo affatto criticare l’umana compassione che ha mosso il ministro, ma pensiamo che questa telefonata per la salute di Giulia Ligresti debba far sorgere alcune proposte».
«Dunque, gentile ministro, a noi lei sembra una persona sensibile, non ci interessa per niente criticarla per quella telefonata, ma non ci basta la compassione e la pietà per chi vive nelle condizioni disumane delle nostre galere. È troppo poco, vogliamo che qualcosa cambi, e ci sono tante cose che lei sta faticosamente cercando di cambiare ma ce ne sono altrettante che possono cambiare subito». Le questioni su cui intervenire? «Suicidi, trasferimenti, patologie gravissime ritenute compatibili con il carcere, permessi di necessità che arrivano solo quando il familiare è in punto di morte, o già morto, parenti trattati come colpevoli».
Per Franco Corleone, coordinatore dei garanti territoriali, già sottosegretario alla giustizia e fondatore di un sito molto informato su droghe, carcere e diritti (Fuoriluogo) «la bufera che si è scatenata contro il ministro della giustizia Cancellieri per un presunto intervento di favore verso la figlia si salvatore Ligresti è un frutto avvelenato di quell’incattivimento assai diffuso che vede in sospetto ogni misura che rispetti garanzie e regole dello stato di diritto, soprattutto se rivolte ai potenti caduti in disgrazia». E aggiunge: «Mi colpisce che il caso sia esploso alla vigilia di decisioni incisive per aggredire le ragioni del sovraffollamento e per rendere più umana la vita negli istituti di pena».
Il riferimento è al piano carceri che ieri il ministro ha presentato a Strasburgo, e a cui fa cenno anche don Rigoldi. Non una rivoluzione copernicana, ma un tentativo vero, per quanto faticoso, di orientare la legislazione a un maggior uso delle pene alternative e dei lavori di pubblica utilità per i carichi di pena minimi e i reati minori.
Più cauto Patrizio Gonnella, presidente di una delle associazioni più note,Antigone. Gonnella evita di esprimersi nel merito ma sottolinea: «In questo periodo si è fatto un tentativo, come mai in passato, di dare una scossa al sistema carcerario in crisi, con proposte e provvedimenti che in parlamento sono state peggiorate dall’asse Cinque Stelle, Lega, Fratelli d’Italia e Pdl». 

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