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sabato 23 maggio 2020

Eritrea - Il Covid peggiora le gravi condizioni di migliaia di prigionieri: sovraffollamento, senza sapone e servizi igienici, sospesi colloqui con le famiglie e gli aiuti alimentari

Corriere della Sera
Non possono fare la doccia né lavare i vestiti regolarmente, non hanno accesso ai gabinetti e devono fare i loro bisogni all'aperto: secondo informazioni ricevute da Amnesty International, questa è la situazione di migliaia di prigionieri nei sovraffollati centri di detenzione dell'Eritrea. 

La denuncia riguarda in particolare quattro prigioni: Adi Abeyito, Mai Serwa Maximum Security, Mai Serwa Asmera Flowers e Ala. La direzione delle carceri non fornisce prodotti per l'igiene personale come il sapone. Dal 2 aprile le visite dei familiari sono vietate e dunque la situazione è ulteriormente peggiorata, anche dal punto di vista della consegna di prodotti alimentari.

Ad Adi Abeyito, che ospita 2500 detenuti in uno spazio previsto per 800, la doccia e il lavaggio dei vestiti sono previsti due volte alla settimana. Nelle altre tre strutture la situazione è persino peggiore. Non è consentito portare scarpe o pantofole per evitare il rischio che i detenuti si arrampichino sul fino spinato per evadere. I gabinetti sono situati fuori dalla struttura e ci si può andare due volte al giorno. Quelli interni sono utilizzabili solo nella stagione delle piogge.

A Mai Serwa Asmera Flowers, in realtà un campo di lavoro forzato dove i Testimoni di Geova e altri detenuti sono costretti a lavorare nei campi per un'azienda agricola, non esistono gabinetti. I 700 detenuti devono fare i loro bisogni all'aperto. A Mai Serwa Maximum Security prison ci sono solo 20 gabinetti per 500 detenuti e comunque la capienza massima dovrebbe essere di 230 persone.

La prigione di Ala ha una capienza di 1.200 detenuti ma ve ne sono circa il triplo. La distanza fisica è impossibile. Gli spazi variano da celle d'isolamento di due metri per due a container (come nella foto) dove sono stipate fino a 20 persone. Letti e materassi non sono ammessi.

La maggior parte dei prigionieri non è mai stata incriminata né tanto meno processata e non ha la minima idea di quando la detenzione terminerà. In questa situazione, tantissimi detenuti hanno sviluppato malattie fisiche e mentali ma all'interno delle quattro strutture detentive sono disponibili solo medici formati al primo soccorso.

Nella prigione di Ala i detenuti hanno dovuto comprare a loro spese un termometro e un apparecchio per misurare la pressione che sono stati messi a disposizione di un medico a sua volta prigioniero. L'ospedale più vicino si trova a 26 chilometri di distanza. In queste condizioni, il rischio di diffusione del Covid-19 è altissimo. Amnesty International ha sollecitato il governo eritreo a decongestionare i centri di detenzione, dando priorità ai prigionieri di coscienza, a minorenni, ai detenuti in attesa di giudizio, agli ammalati e agli anziani.

Riccardo Noury

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