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venerdì 22 maggio 2020

Migranti, la vera emergenza non sono gli arrivi ma il loro abbandono in condizioni drammatiche il Libia, Turchia e Isole greche

Famiglia Cristiana
Presentato il rapporto del Centro Astalli sui rifugiati in Italia. «In tutti i servizi si sono fatti sentire gli effetti dell’ entrata in vigore dei decreti sicurezza», dichiara padre Camillo Ripamonti, presidente del servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia. Nel 2020 il diffondersi della pandemia ha reso il quadro internazionale ancora più drammatico.


Più dei numeri, lo raccontano le cicatrici sul corpo e la paura negli occhi. Gli uomini e le donne che oggi tentano di raggiungere l’ Europa, per scappare da Paesi in guerra o da calamità naturali, in base ad accordi internazionali sono “contenuti” da Libia e Turchia, considerati “Stati non sicuri” da organismi umanitari e della società civile. 

«Nell’ ascolto delle storie personali è emersa in maniera drammatica la rappresentazione dei centri di detenzione libici: luoghi fortemente traumatizzanti, dove torture e violenze di ogni tipo vengono esercitate quotidianamente su uomini e donne inermi. Circa il 35 per cento dei pazienti che si sono rivolti al Centro salute migranti forzati sono risultati vittime di tortura o maltrattamenti, di tratta, di mutilazioni genitali femminili e portatori di disturbi post-traumatici»: padre Camillo Ripamonti, presidente dell’ associazione Centro Astalli, presenta il bilancio di un anno di lavoro. [...]
Il 2019, evidenzia il Rapporto Annuale di Astalli, è stato “l’ anno delle vite sospese”: migliaia di migranti hanno vissuto confinati in una sorta di limbo. Dimenticati nelle carceri libiche, nei campi profughi delle isole greche o persino sulle navi che li hanno soccorsi, «mentre l’ Italia e gli altri Stati dell’ Unione europea ingaggiavano un vergognoso braccio di ferro su chi dovesse accogliere poche decine di persone». 
Sono circa 200mila i rifugiati che vivono in Italia. E i numeri dicono che nel 2019 solo 11.471 sono approdati nel nostro Paese (facendo registrare un calo di oltre il 50 per cento rispetto al 2018 e del 90 per cento in relazione al 2017). 
«Abbiamo più volte denunciato, anche con le organizzazioni del Tavolo nazionale asilo, che la diminuzione degli arrivi è soprattutto legata all’ incremento delle operazioni della Guardia costiera libica: nell’ ultimo anno 8.406 persone intercettate nel Mediterraneo sono state riportate in Libia e lì detenute in condizioni che le Nazioni Unite definiscono inaccettabili»,
dice Ripamonti. 

Altissimo il tasso di persone che hanno perso la vita in mare. La traversata dalla Libia, dove si stima che un migrante ogni trentatré muoia, si conferma la rotta più pericolosa del Mediterraneo. D’ altra parte al barcone non c’ è quasi nessuna alternativa.

La situazione in Italia
Il Centro Astalli, nato nel 1981 per volontà del generale dei Gesuiti padre Pedro Arrupe, con la sua rete territoriale (Roma, Vicenza, Trento, Catania, Palermo, Napoli, Padova) in un anno ha risposto alle necessità di oltre 20.000 migranti forzati, di cui circa 11.000 solo a Roma.
Il bilancio del 2019 evidenzia che «le politiche migratorie, restrittive, di chiusura - se non addirittura discriminatorie - acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità, rendendo l’ intera società più vulnerabile». 
Meno protezione per i migranti e rifugiati, dice Astalli, significa meno sicurezza per la società, che rende invisibile una parte della popolazione che sul suo territorio è comunque presente. «La vera emergenza non sono gli arrivi ma la precarietà dei migranti forzati. In tutti i servizi del Centro Astalli si sono fatti sentire gli effetti dell’ entrata in vigore dei decreti sicurezza. L’ abolizione della protezione umanitaria, il complicarsi delle procedure per l’ottenimento di una residenza e dei diritti che ne derivano, e più in generale il moltiplicarsi di oneri burocratici a tutti i livelli, escludono un numero crescente di migranti forzati dai circuiti dell’ accoglienza e dai servizi territoriali», spiega Ripamonti.

Vittoria Prisciandaro

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