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giovedì 14 maggio 2020

Difensori dei diritti umani in Tunisia: salvare 140 bambini intrappolati nei centri di detenzione in Libia

SpecialeLibia.it
L’Osservatorio dei diritti e delle libertà in Tunisia, ha inviato l’11 maggio 2020, una lettera alle tre più alte cariche dello Stato affinchè prendano misure urgenti per salvare i bambini tunisini ancora intrappolati in zone di conflitto, nella fattispecie i 36 bambini nei centri di detenzione Libia, e i 104 in Siria. 


I difensori dei diritti umani tunisini hanno accusato lo Stato e i politici di dimenticarli ed ignorarli se non nelle loro promesse politiche e dichiarazioni ai media. “La situazione oggi è diventata molto più pericolosa, soprattutto dopo che l’epidemia di Corona ha impedito il lavoro delle organizzazioni umanitarie e di soccorso, e l’arrivo della maggior parte degli aiuti medici e alimentari è stato interrotto”.
Ha affermato l’Osservatorio nella missiva, chiedendo un intervento urgente e un rapido salvataggio dei bambini bloccati in Siria e in Libia.

Per i 140 bambini l’organizzazione aveva lanciato, lo scorso marzo, la campagna “My Right We Return” con l’obiettivo di restituirli alle loro famiglie in Tunisia, sensibilizzando l’opinione pubblica e la comunità internazionale sulla tragedia di questi minori che sono stati intrappolati per anni in tragiche circostanze e privati ​​di tutti i loro diritti fondamentali, compreso cibo, abbigliamento, salute ed istruzione.

I genitori di questi bambini erano membri dell’ISIS, e molti di loro oggi sono orfani, mentre altri vivono nei centri di prigionia insieme alle madri. Lo scorso febbraio, i difensori dei diritti umani hanno affermato che le madri dei bambini hanno rifiutato di arrendersi e rinnegare la loro fedeltà a Daesh, complicando le procedure legali per riportarli in Tunisia, sulla base delle leggi locali ed internazionali che impediscono che il bambino venga allontanato dalla madre.

Precedentemente, 6 minori orfani, figli di combattenti tunisini uccisi in Libia, a Derna e a Sirte, sono stati riportati in Tunisia ed accolti dal presidente Kais Saied.

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