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lunedì 26 giugno 2017

"Torturati e marchiati come animali", il racconto shock dei baby migranti

La Repubblica
Salvati due giorni fa dalla nave Aquarius di Msf, sono approdati ieri pomeriggio a Pozzallo. Sul corpo e nelle loro parole le tracce di una lunga Odissea: gli spari, la prigionia, le uccisioni a sangue freddo
Il ragazzo ha 16 anni. A giudicare dalla statura dovrebbe pesare più di 70 chili, ma ne pesa appena 42. Per tre volte è salito su un gommone su una spiaggia libica e per tre volte lo hanno riportato indietro. Picchiato, rinchiuso in cella, letteralmente affamato dagli scafisti, terrorizzato per aver visto uccidere a sangue freddo con una colpo di pistola alla testa un migrante incaricato di condurre il gommone colpevole di aver sbagliato la rotta.

Ieri, che finalmente è riuscito a farcela, dal telefono di Craig Spencer, medico di bordo della nave Aquarius di Msf approdata nel pomeriggio a Pozzallo, il giovane gambiano, uno delle decine di minori non accompagnati soccorsi in queste ultime 48 ore nel Mediterraneo, ha potuto chiamare i suoi genitori rimasti a casa e, tra le lacrime, rassicurarli.

"La telefonata - ci dice Craig Spencer - è arrivata proprio a conclusione del Ramadan, un periodo in cui i familiari di questo ragazzo non avevano fatto altro che pregare per lui senza sapere nulla della sua odissea".

La sua storia e quella di altri 12 giovanissimi del Bangladesh, giunti anche loro a Pozzallo sulla Aquarius, arrivano emblematiche nella giornata internazionale di supporto alle vittime di torture. "Ho visto alcuni di loro - dice il medico - marchiati a fuoco sulla pelle come animali. Un ragazzino di 15 anni mi ha raccontato che in 11 sono stati segregati e torturati per giorni dopo che uno di loro era riuscito a fuggire. Un modo per far capire loro cosa li aspettava se non avessero ubbidito agli ordini".

Terribile il racconto del 16enne gambiano che ha ricostruito al medico di Msf il suo viaggio lungo sette mesi, dal Gambia al Senegal, alla Nigeria fino alla Libia. Da lì il primo tentativo di imbarcarsi su un gommone fatiscente dopo aver pagato un trafficante. L'imbarcazione viene intercettata a poche miglia dalla partenza da una motovedetta libica e costretta a tornare indietro, i migranti finiscono in prigione senza cibo. Lì comincia il deperimento del ragazzino che, facendosi mandare da casa altri 500 euro, riesce a farsi liberare e a salire su un altro gommone.

Questa volta la barca viene attaccata da altri trafficanti che sparano e lo fanno affondare. I migranti vengono soccorsi e riportati di nuovo in Libia e nuovamente imprigionati. La terza volta il sedicenne viene messo su un gommone affidato ad un altro migrante come sempre più spesso accade. L'uomo non è in grado di seguire la rotta che gli viene data e ritorna verso la spiaggia dove viene ucciso con un colpo di pistola alla testa.

Due giorni fa, finalmente, il viaggio andato a buon fine con il salvataggio dei migranti da parte della nave Aquarius di Msf.

di ALESSANDRA ZINITI

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