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mercoledì 21 giugno 2017

Eritrea. Più di 120 cristiani arrestati nell’ultimo mese nella “Corea del Nord africana”

Tempi
Fedeli prelevati a forza dalle case e anche da un ricevimento di matrimonio. Una retata su scala nazionale del governo ingrossa le prigioni già popolate da oltre tremila cristiani


Più di 120 cristiani sono stati arrestati in Eritrea nell’ultimo mese durante una retata su scala nazionale del governo contro le denominazioni religiose non ufficiali. L’ondata di detenzioni conferma il triste epiteto dato al paese (“Corea del Nord africana”), che è terzo nella speciale classifica degli Stati dove i cristiani sono più perseguitati.

Impossibile registrarsi. Nel 2002 lo Stato del Corno d’Africa, retto dal dittatore Isaias Afewerki da oltre 20 anni, ha riconosciuto ufficialmente quattro confessioni religiose: Chiesa ortodossa, Chiesa cattolica, Chiesa evangelica luterana e islam sunnita. I loro fedeli hanno una limitatissima libertà di culto, tutti gli altri neppure quella. Teoricamente, qualunque confessione può registrarsi per essere riconosciuta ma nei fatti le richieste vengono sempre respinte e usate per reprimere chi fa domanda. La persecuzione è tale che secondo un rapporto dell’Onu «il regime percepisce la religione come una minaccia alla sua stessa esistenza».

Arresti in tutto il paese. Come riportato da Christian Solidarity Worldwide (Csw), 54 cristiani, inclusi vecchi, donne disabili e intere famiglie, sono stati arrestati nella città di Adi Quala, nel sud del paese. I fedeli sarebbero stati portati nel campo di detenzione di Adi Aglis, mentre almeno 23 bambini sarebbero rimasti nella città senza genitori. Altri 15 cristiani sono stati arrestati a Gindae, nel nord.

Retata a un matrimonio. Nella capitale Asmara 17 cristiani sono stati portati via dalle loro case il 28 maggio. Una settimana prima, la polizia ha fatto irruzione durante il ricevimento di matrimonio di una coppia cristiana arrestando 45 invitati. Secondo il direttore esecutivo di Csw, Mervyn Thomas, «questi arresti evidenziano la rinnovata intensità del controllo sulle religioni da parte del governo e confermano che la libertà religiosa e di culto continuano ad essere negate in Eritrea».

Tremila in carcere. Secondo la testimonianza a Tempi di un sacerdote che ha visitato di recente l’Eritrea, e che non può rivelare il suo nome per ragioni di sicurezza, ancora oggi, nelle oltre 300 carceri, ufficiali e non, sparse per il paese languono più di 10 mila prigionieri politici e di coscienza in condizioni spaventose. I cristiani incarcerati per la loro fede sono «migliaia», il dato più credibile si aggira intorno alle tremila unità e si uò essere arrestati anche solo per il possesso di una Bibbia.

«La situazione è molto delicata», spiega: «I cattolici sono confinati dentro le mura delle chiese, dove possono praticare le loro attività. Fuori non possono fare nulla. Il proselitismo è vietato e anche per stampare libri religiosi ci vuole un’autorizzazione dello Stato. A malapena c’è la Bibbia, che comunque è molto costosa e difficile da reperire».

Leone Grotti

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