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giovedì 28 aprile 2016

Brennero Migranti: l’Austria ne «esporta» più di quanti ne arrivano dall’Italia

Corriere della Sera
Oggi Alfano incontra il collega Sobotka. L’ipotesi degli «hotspot», centri di identificazione sulle navi. Roma: il problema sono i flussi in entrata, non in uscita

C’è un dato che il governo italiano sta facendo pesare nei colloqui con i rappresentanti dell’Unione Europea per tentare di contrastare l’offensiva austriaca. Riguarda gli arrivi nel nostro Paese attraverso il valico del Brennero, ma anche i passaggi da Tarvisio. E dimostra — questa è la contestazione — che in realtà il problema sono i flussi in entrata più che quelli in uscita. Perché nel 2015 sono state 3.143 le persone che hanno varcato il confine mentre nei primi quattro mesi del 2016, vale a dire da quando è cominciata la «campagna» di Vienna, sono 2.051. E dunque siamo già oltre il 65 per cento rispetto al totale degli ingressi di un anno fa. Nella maggior parte si tratta di pachistani e afghani, dunque nazionalità che non hanno il diritto automatico a vedersi riconosciuto lo status di rifugiati.
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Gli arrivi dal mare
Una modifica ritenuta indispensabile soprattutto dopo aver analizzato i numeri dei nuovi arrivi dal mare. Secondo i dati aggiornati a ieri mattina sono 27.050 gli stranieri giunti attraverso la rotta del Mediterraneo, dunque partiti dalla Libia o — in minima parte — dall’Egitto. Soltanto nell’ultimo fine settimana ne sono giunti più di 1.000. Gli osservatori sono concordi nel ritenere che il flusso — già altissimo rispetto al 2015 e soprattutto al 2014 che fu anno record per gli sbarchi — potrebbe ulteriormente impennarsi.

A bordo delle navi
Per questo il ministro Alfano ha chiesto all’Europa di valutare la possibilità di creare nuovi «hotspot», vale a dire i centri di identificazione e smistamento, direttamente a bordo delle navi che si trovano nel Mediterraneo e soccorrono i migranti. Si tratta infatti in molti casi di imbarcazioni straniere che dopo il salvataggio portano i naufraghi direttamente nei porti italiani. Se la procedura di riconoscimento venisse effettuata a bordo, si avrebbe invece il vantaggio di poter trasferire subito gli stranieri nel Paese di cui la nave batte bandiera o comunque lì dove chiedono di poter ottenere l’accoglienza come profughi.

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