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sabato 6 febbraio 2016

Marocco verso legalizzazione 'piccole schiave'. Sono 80.000 bambine da 8 a 15 anni: lavoro per vitto e alloggio

ANSAmed
80 mila le bambine impiegate come domestiche in case facoltosi
Rabat - Le stime non ufficiali parlano di 80 mila piccole domestiche. Un esercito di bambine, 'petites bonnes' secondo l'espressione francese che le identifica, tutte d'età compresa tra gli 8 e i 15 anni, e sono impiegate nelle case dei più facoltosi in cambio di vitto e alloggio. C'è un progetto di legge all'esame del parlamento marocchino che vorrebbe regolamentare questa antica forma di schiavitù, e fissare tra i 16 e i 18 anni, l'età minima per accoglierle in casa.


Bambine, in gran parte, tutte provenienti da famiglie molto povere, che sfuggono alla scolarizzazione e molto spesso anche all'anagrafe. I genitori le affidano a famiglie abbienti, così alleggeriscono il proprio già magro bilancio e assicurano alle piccole almeno un piatto di minestra calda.

Il fenomeno è molto radicato, soprattutto nei piccoli centri rurali, dove è alto il tasso di analfabetismo e il progetto di legge N.19.12, nato con l'intenzione di far emergere il sommerso e regolamentare il lavoro domestico, adesso allarma la società civile. Ong e organizzazioni internazionali come l'Unicef si mobilitano per chiedere almeno che l'età minima dei lavoratori sia fissata a 18 anni.

Le cifre del fenomeno sono scioccanti. Secondo il collettivo di associazioni che si batte per la difesa dei minori, i piccoli impiegati come domestici tuttofare sarebbero tra i 60 e gli 80 mila. Costretti a lavorare per sopravvivere, sopportano condizioni di vita degradanti che non corrispondono alla loro età e nemmeno alle loro capacità fisiche o psichiche.

Sempre secondo le associazioni il 30 per cento di questi piccoli non ha mai varcato la porta di un edificio scolastico; il 49 ha lasciato la scuola nei primissimi anni, il 38 per cento ha tra 8 e 12 anni e dunque rientrerebbe nel primo ciclo di scolarizzazione, il 62 appartiene al gruppo da 13 a 15 anni, solo il 21 per cento è ancora in contatto con le scuole anche se frequenta le aule saltuariamente.

I dati che riguardano le famiglie di provenienza indicano che il 47 per cento sono classificabili come nuclei poveri, il 28 estremamente poveri, per il 16 per cento sono famiglie irregolari e in totale il 94 per cento delle madri e il 72 per cento dei padri sono analfabeti. Quanto alle famiglie che accolgono le piccole schiave, il 54 per cento sono da collocarsi tra le classi medie e il 20 tra quelle agiate, il 53 per cento delle madri e il 68 dei padri hanno un diploma di studi superiori, solo il 5 per cento è analfabeta.

"Dietro le porte chiuse, queste ragazzine sono sottomesse al servizio e talvolta ai capricci dei loro padroni - denunciano le associazioni - Spesso sono private dell'affetto e della protezione parentale diretta, di educazione e istruzione, vittime di malnutrizione se non addirittura denutrizione, soggette a tutte le forme di violenza e d'abusi psichici, psicologici e sessuali".

Il codice del lavoro non basta a mettere ordine, di qui la necessità di una legge speciale ora all'esame del parlamento, tra molte contestazioni.

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