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venerdì 19 febbraio 2016

Baby scafisti arruolati in Libia, l’ultima frontiera dei trafficanti

La Stampa
Due minorenni guidavano i gommoni recuperati mercoledì nel Canale di Sicilia
Catania - Nonostante fossero minorenni, gli agenti della polizia di Ragusa li hanno individuati subito tra i 367 migranti sbarcati mercoledì scorso a Pozzallo: scafisti di 16 anni, due, alla guida di altrettanti gommoni assieme a tre «colleghi» di poco più grandi, 18, 20 e 22 anni. Ieri la Squadra mobile li ha arrestati tutti e cinque per favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.


Non è la prima volta che vengono arrestati scafisti minorenni ma negli ultimi tempi il fenomeno si è fatto più allarmante: «Dall’inizio dell’anno ne abbiamo già individuati e arrestati sette, tutti di età sui 16-17 anni - spiega il dirigente della squadra mobile di Ragusa, Antonino Ciavola - e se si tiene conto che nello stesso periodo abbiamo arrestato in tutto 21 scafisti nel nostro territorio, i numeri fanno pensare».
Verso l’Europa
I due ragazzi sono uno del Gambia l’altro del Senegal, hanno detto di non conoscersi tra loro e hanno raccontato di avere fatto un lungo viaggio attraverso il Mali e l’Algeria, e il deserto del Sahara, prima di arrivare sulle coste della Libia dove hanno incontrato gli organizzatori dei viaggi per mare. Sono stati riconosciuti e indicati ai poliziotti anche molti dei migranti che erano con loro e che nave «Cigala Fulgosi» della Marina militare aveva salvato martedì mattina al largo della Libia, con tre interventi su altrettanti gommoni nello spazio di poche ore, dalle 5,30 alle 9,30 del mattino.

Le tre imbarcazioni erano partite contemporaneamente dalla stessa spiaggia libica; per quel viaggio, ognuno dei migranti ha pagato mille dollari e, hanno calcolato gli investigatori, gli organizzatori se ne sono messi in tasca 350 mila. Tra i 367 migranti salvati c’erano quindici minori e dieci donne, tre delle quali finite in ospedale per accertamenti.

Per un passaggio gratis
I due baby scafisti sono stati trasferiti nel Centro di prima accoglienza per minori di Catania, in attesa del processo. Rischiano una condanna a due anni e però, essendo minorenni, avranno quasi certamente la pena sospesa e finiranno in una comunità: «Paradossalmente - spiega un investigatore - il loro percorso è più virtuoso di quello degli altri minori non accompagnati perchè saranno seguiti da psicologi e educatori e avranno un posto sicuro dove stare».
«Al loro arrivo in Libia si offrono loro stessi come scafisti agli organizzatori delle traversate - spiega il capo della squadra mobile ragusana Ciavola - e questo per avere un passaggio gratis sul gommone o per guadagnare al massimo due o trecento dollari. Hanno pochissima esperienza, ovviamente, ma qualcuno di loro faceva il pescatore e dunque sa come si sta su una barca». Difficile però dire se questo sia o meno un requisito richiesto dai ricchi trafficanti di uomini che oggi spadroneggiano in Libia.

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