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mercoledì 13 agosto 2014

Importanti organizzazioni musulmane condannano le violenze in Iraq: "Questo non è Islam"

L’Osservatore Romano
Dopo la presa di posizione di Dalil Boubakeur, rettore della Grande moschea di Parigi nonché presidente del Consiglio francese del culto musulmano, anche leader e organizzazioni islamici di Italia e Egitto hanno condannato fermamente i crimini commessi contro i cristiani e altre minoranze religiose in Iraq e nell’area mediorientale dagli jihadisti dello “Stato islamico”. 

Di particolare rilievo l’intervento del gran mufti Shawqi Allam, una delle massime autorità religiose egiziane, il quale riferendosi ai miliziani fondamentalisti ha parlato di «gruppo estremista e sanguinario» che viola «tutti i principi dell’islam» e «costituisce un pericolo per l’islam e i musulmani» poiché ne «offusca l’immagine» attraverso «lo spargimento di sangue» e «la diffusione della corruzione».

Netta e articolata la condanna dell’Unione comunità e organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii): «Quando una forza che affigge insegne islamiche viola tutte le regole sharaitiche e morali del conflitto, nessuna referenza religiosa potrà essere avanzata per giustificare o sostenere» tali comportamenti. Secondo l’Ucoii, «il rispetto e la protezione della Gente del Libro (i cristiani e gli ebrei) e, in generale, di tutte le popolazioni che vivono in un Paese o territorio governato dai musulmani è un dovere ineludibile di qualunque potere che si richiami all’islam». 

Pertanto, la condanna dei miliziani è perentoria: «Si tratta di forze mercenarie, in gran parte extra irachene, che sono attualmente vivamente contrastate sul territorio da forze islamiche nazionaliste e dai peshmerga curdi». 

La nota ricorda perciò come «i musulmani iracheni contrastano queste aberrazioni e sono in prima linea nella difesa e la protezione dei cristiani non solo militarmente: sedici ulema (dotti di scienze religiose) musulmani sunniti, che appartengono a confraternite sufi di Mossul, lo scorso mese sono stati uccisi da quei criminali per aver difeso i cristiani della città». Tra essi — sottolinea ancora l’Ucoii — «ci sono l’imam della Grande moschea della città, Muhammad al-Mansuri, e quello della moschea del profeta Giona, Abdel-Salam Muhamma».

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