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giovedì 12 settembre 2019

Il piccolo Rwanda da una lezione all’Europa: accoglie i profughi detenuti nei lager libici

Dossier Libia
Una apertura importante quella del Rwanda, che punta a spostare la centralità europea nella questione del business migratorio (perché i migranti oramai sono una “merce” che vale quanto il petrolio) ed accreditare la piccola repubblica africana come uno degli interlocutori principali per la comunità internazionale. 

Uno dei luoghi di detenzione il Libia
La dichiarazione del presidente ruandese Paul Kagame che si è detto disposto ad accogliere in patria almeno 30 mila immigrati africani respinti dalle muraglie europee, ha già aperto al Paese le porte del ristretto “club” dei G7. Kagame, infatti è stato il solo capo di Stato dell’Africa nera ad aver partecipato al vertice svoltosi a fine agosto a Biarritz, nei Pirenei francesi.

L’impegno verbale del presidente Kagame è stato tradotto in un accordo internazionale che sarà ufficialmente sottoscritto nei prossimi giorni ad Addis Abeba davanti ai rappresentati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e dell’Unione Africana, l’organizzazione internazionale che unisce tutti gli Stati africani e che ha sede proprio nella capitale etiope.

Secondo questa intesa, il piccolo Paese africano, che è già dato una patria a centinaia di migliaia di profughi in fuga dalla Repubblica democratica del Congo e dal Burundi, si impegna a fornire un “porto sicuro” ai migranti attualmente rinchiusi in condizioni inumane nei lager libici. L’accordo prevede sia una ospitalità di transito, sia una possibile sistemazione definitiva nel Paese. Spetterà all’Unhcr individuare i migranti più a rischio nelle carceri libiche da spostare in Rwanda.

Il primo gruppo di circa 500 rifugiati arriverà, secondo fonti dell’Unhcr, già nelle prossime settimane e saranno sistemati nel centro di accoglienza di Gashora nel distretto di Bugesera, nel sud del Paese. Le dichiarazioni rilasciate dal Governo ruandese, che in questo modo potrà accedere ai fondi messi a disposizione dall’Europa per il controllo dei flussi migratori, lasciano intendere che l’accoglienza non riguarderà solo i profughi attualmente imprigionati in Libia ma anche a quelli detenuti nelle prigioni del Niger e della Nigeria, che versano in condizioni non meno terribili.

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