Pagine

sabato 7 settembre 2019

Il Papa nel Centro anti-Aids di Sant’Egidio: qui “si dà alla luce la speranza"

La Stampa
Francesco nella struttura del programma Dream della Comunità fondata da Andrea Riccardi: non è impossibile combattere la piaga dell’Hiv.


Non è impossibile combattere la piaga dell’Hiv. Nemmeno nell’Africa flagellata dall’Aids. Papa Francesco lo dice nel Centro di cura del programma Dream della Comunità di Sant’Egidio a Zimpeto, periferia di Maputo, nell’ultimo giorno di visita in Mozambico. Qui «si dà alla luce la speranza», dice.

Dream è un programma avviato nel 2002 per «far fronte ai 30 milioni di malati di Hiv lasciati in Africa senza terapia», spiegano dalla Comunità. I 49 centri (con 530 dipendenti in tutto) sono diffusi in undici paesi: 500mila malati accolti, di cui 18mila bambini. E 130mila bimbi nati sani da mamme sieropositive. Il Centro di Zimpeto è l’ultimo realizzato, inaugurato a giugno 2018. Ci sono 3.800 ammalati.

Il Pontefice arriva è accolto dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi.

Bergoglio saluta «cordialmente le autorità, gli operatori sanitari, i malati con le loro famiglie e tutti i presenti. Nel vedere con quanta competenza, professionalità e amore curate e accogliete tanti malati, concretamente persone con Aids/Hiv, soprattutto donne e bambini, mi viene in mente la parabola del Buon Samaritano».

Tutti quelli «che sono passati da qui - dice - tutti coloro che arrivano presi dalla disperazione e dall'angoscia somigliano a quell'uomo abbandonato al bordo della strada. E voi, qui, non siete passati a distanza, non avete proseguito per la vostra strada come avevano fatto altri (il levita e il sacerdote). Questo Centro ci mostra che c'è stato chi si è fermato e ha sentito compassione, chi non ha ceduto alla tentazione di dire “non c'è niente da fare, è impossibile combattere questa piaga” e si è dato da fare con coraggio per cercare delle soluzioni».

Prosegue il Papa: «Voi avete ascoltato quel grido silenzioso, quasi impercettibile, di tante donne, di tante persone che vivevano nella vergogna, emarginate, giudicate da tutti. Ecco perché avete ampliato questa casa - dove il Signore vive con coloro che si trovano al bordo della strada - ai malati di cancro, di tubercolosi e a centinaia di persone malnutrite, in particolare bambini e giovani».

Così «tutte le persone che, a vari livelli, fanno parte di questa comunità sanitaria diventano espressione del Cuore di Gesù, in modo che nessuno pensi “che il loro grido sia caduto nel vuoto”». Secondo Francesco, «non è un atto di delega ciò di cui i poveri hanno bisogno, ma il coinvolgimento personale di quanti ascoltano il loro grido. La sollecitudine dei credenti non può limitarsi a una forma di assistenza - pur necessaria e provvidenziale in un primo momento - ma richiede quella attenzione d'amore che onora l'altro in quanto persona e cerca il suo bene».

Ascoltare «questo grido vi ha portato a capire che il trattamento medico, sebbene necessario, non era sufficiente; perciò avete considerato la problematica in tutta la sua integralità per ridare dignità alle donne e ai bambini, aiutandoli a progettare un futuro migliore».

Il programma, «che avete sviluppato e vi ha collegato con altri luoghi del mondo, è un esempio di umiltà per aver riconosciuto i vostri limiti, e di creatività per il lavoro in rete».

L'impegno gratuito e volontario di tante persone «di diverse professioni - dermatologia, medicina interna, neurologia e radiologia, tra le altre; più di cinquemila persone tra medici, infermieri, biologi, coordinatori e tecnici - che da parecchi anni, attraverso la telemedicina, hanno fornito la loro preziosa collaborazione per formare operatori locali, contiene in sé stesso un enorme valore umano ed evangelico. Rinnovate gli sforzi, perché qui si possa continuare a “dare alla luce" la speranza».

Sottolinea: «È meraviglioso vedere come questo ascolto dei più deboli dei poveri, i malati, ci mette in contatto con un'altra parte fragile del mondo: penso ai “sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell'acqua, nell'aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c'è la nostra oppressa e devastata terra, che ‘geme e soffre le doglie del parto’’’», dice citando la sua enciclica «Laudato si’».

Bisogna rendersi conto che «siamo, tutti, parte di uno stesso tronco. Voi siete stati in grado di capirlo e quest'ascolto vi ha portato a cercare i mezzi sostenibili nella ricerca di energia, nonché nella raccolta e riserva di acqua; le vostre opzioni a basso impatto ambientale sono un modello virtuoso, un esempio da seguire vista l'urgenza imposta dal deterioramento del pianeta».

Secondo il Papa, le donne curate nei centri del progetto Dream di San'Egidio, «i circa centomila bambini che possono scrivere una nuova pagina di storia liberi dall'Hiv/Aids e molte altre persone anonime che oggi sorridono perché sono state curate con dignità nella loro dignità, sono parte del pagamento che il Signore vi ha lasciato: presenze-dono, che, uscendo dall'incubo della malattia, senza nascondere la loro condizione, trasmettono speranza a molte persone; con quell”io sogno” contagiano tanti che hanno bisogno di essere raccolti dal bordo della strada».

Dunque «continuate ad accogliere quelli che vengono, andate a cercare i feriti e gli sconfitti nelle periferie... Non dimentichiamo che i loro nomi, scritti nel cielo, hanno accanto un'iscrizione: questi sono i benedetti del Padre mio».

Al termine, Francesco saluta venti malati e visita in forma privata due dei reparti del Centro.
Domenico Agasso JR

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.