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mercoledì 19 giugno 2019

Consiglio d'Europa, dare subito un porto a Sea Watch: "Basta con politica porti chiusi, stop a collaborazione con Libia"

AnsaMed
Strasburgo - "I migranti salvati in mare non dovrebbero mai essere sbarcati in Libia, perché i fatti dimostrano che non è un Paese sicuro". Così all'ANSA Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, che si dice "preoccupata per l'atteggiamento del governo italiano nei confronti delle Ong che conducono operazioni di salvataggio nel Mediterraneo". 


Il commissario chiede che alla "Sea Watch 3 (che da sei giorni è al confine delle acque territoriali italiane, a 16 miglia circa da Lampedusa, ndr) sia indicato tempestivamente un porto sicuro che possa essere raggiunto rapidamente".

"Si deve mettere fine alla politica di chiudere i porti per tutte le Ong, di proibire la navigazione in acque territoriali o in certe aree in quelle internazionali": è quanto 'raccomanda' tra l'altro Dunja Mijatovic, nel documento sulla protezione di rifugiati e migranti nel Mediterraneo reso noto oggi.

Il commissario si dice "seriamente preoccupata per l'impatto che alcune parti del decreto sicurezza bis potrebbero avere sulla vita delle persone che necessitano di essere salvate in mare". Un riferimento alle sanzioni previste dal decreto per le imbarcazioni private che potrebbero essere impegnate in operazioni di salvataggio nel Mediterraneo.

Gli Stati membri della Ue devono sospendere ogni collaborazione con la Libia finché non sarà provato che non sono violati i diritti umani delle persone sbarcate sulle sue coste.

È una delle 35 raccomandazioni che Mijatovic, fa agli stati membri del Consiglio d'Europa, e in particolare a quelli che sono anche membri della Ue, affinché rispettino il giusto equilibrio tra il diritto di controllare i confini e il dovere di proteggere le vite e i diritti delle persone soccorse nel Mediterraneo. 

Nelle raccomandazioni il commissario evidenzia ripetutamente che la responsabilità per le operazioni di ricerca e salvataggio, gli sbarchi e l'accoglienza delle persone soccorse deve essere condivisa tra tutti gli Stati membri della Ue e non demandata unicamente a quelli costieri.

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