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venerdì 28 giugno 2019

Eritrea, per vendicarsi delle critiche dei Vescovi al governo, il regime chiude 21 ospedali della Chiesa e porta via a forza i malati e li abbandona.

Tempi
Decine di migliaia di malati rischiano di morire in Eritrea, dopo che il regime ha chiuso 21 stabilimenti sanitari della Chiesa cattolica. Come riportato da tempi.it, due settimane fa il regime ha requisito tre ospedali, due centri sanitari e 16 cliniche. Secondo nuove informazioni pervenute a Aide à l’Église en détresse, l’esercito ha fatto irruzione nelle cliniche trascinando fuori a forza i malati e abbandonandoli nelle strade.


Fonti della Chiesa cattolica hanno dichiarato che se il governo non riaprirà rapidamente le cliniche, migliaia di persone potrebbero morire. La Chiesa, che ogni anno cura 170 mila malati, ha inviato una lettera al governo per protestare, ricordando che «privarci di queste istituzioni mina la nostra stessa esistenza ed espone i nostri dipendenti, religiosi e laici, alla persecuzione».

«Il governo lasci in pace la chiesa»
Alcuni direttori d’ospedale si sono rifiutati di consegnare le chiavi ai soldati, che «hanno fatto irruzione con la forza e l’effrazione». Un contatto eritreo aggiunge:
«Il nostro messaggio al governo è chiaro: lasciateci in pace. È dovere della Chiesa prendersi cura dei malati, dei poveri e dei moribondi. Nessuno, tantomeno il governo, può dire alla Chiesa di non fare il suo lavoro. I nostri istituti rispettano alla lettera le direttive del ministero della Salute e i supervisori ci apprezzano anche molto. Noi non siamo concorrenti dello Stato, completiamo solo il loro lavoro».


Lo Stato ha requisito le cliniche alla Chiesa per vendicarsi delle critiche rivolte dai vescovi al governo del dittatore Isaias Afewerki, che continua a rimandare le riforme democratiche promesse, nonostante il conflitto militare con l’Etiopia sia ormai concluso. Il regime vorrebbe essere il solo fornitore di cure mediche, ma la gente preferisce affidarsi alla Chiesa, che ha strutture migliori e professionisti più dedicati.

La speranza dei vescovi cattolici è che il regime faccia marcia indietro, ma altri stabilimenti requisiti dal governo due anni fa sono stati chiusi in modo definitivo. Anche per questo i prelati hanno rivolto un appello al governo britannico e alla comunità internazionale perché metta pressione ad Afewerki affinché faccia marcia indietro.

Leone Grotti

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