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lunedì 3 settembre 2018

Myanmar, condannati a 7 anni due giornalisti della Reuters. Indagarono sulle stragi dei Rohingya

La Stampa
I due sono accusati di aver ottenuto documenti relativi alle operazioni delle forze di sicurezza birmane nello stato di Rakhine.


Due giornalisti della Reuters, arrestati a settembre con l’accusa di aver violato la legge sul segreto di Stato, sono stati condannati a 7 anni di carcere ciascuno in un processo che ha suscitato l’indignazione globale ed è stato ritenuto un attacco alla libertà di stampa.

Wa Lone, 32 anni, e Kyaw Soe Oo, 28enne, entrambi cittadini del Myanmar, lavoravano a un’inchiesta per denunciare l’uccisione extragiudiziale per mano dell’esercito di dieci musulmani Rohingya in un villaggio del Rakhine nel settembre scorso. 

I due giornalisti, detenuti nella prigione Insein di Yangon, hanno sempre respinto le accuse sostenendo di essere stati invitati a cena dalla polizia che ha consegnato loro il materiale riservato e di essere stati arrestati mentre lasciavano il ristorante con quel materiale. 

Il giudice Ye Lwin non ha però preso in considerazione la loro difesa. «Credo nella democrazia e nella libertà di stampa, non ho fatto nulla di male», ha detto Wa Lone in aula rivolto ai suoi sostenitori. La sentenza, ha affermato Khin Maung Zaw, difensore dei due giornalisti, «fa male alla libertà di stampa, fa male alla democrazia, fa male a Myanmar».

Sabato scorso un centinaio di giornalisti avevano marciato a Yangon a sostegno dei loro colleghi per chiederne l’immediato rilascio. L’Onu, dopo la condanna, ha chiesto la scarcerazione dei due reporter.

La scorsa settimana, gli investigatori dell’Onu hanno reso pubblico un rapporto nel quale i militari di Myanmar sono accusati di genocidio nello stato di Rakhine, dal quale 700mila appartenenti alla minoranza Rohingya sono stati costretti a fuggire a causa della repressione iniziata lo scorso anno.

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