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sabato 4 luglio 2015

Australia: per operatori centri detenzione adesso è reato rivelare condizioni dei migranti

Ansa
La World Medical Association si è affiancata a un gruppo di medici e infermieri australiani nel condannare le nuove norme di segretezza imposte a chi lavora nei centri di detenzione per richiedenti asilo, stabiliti dall'Australia in due remote isole del Pacifico, oltre che nel proprio territorio. 

Le nuove norme istituiscono un reato che proibisce al personale medico, educativo e umanitario operante nei centri di divulgare informazioni sulle condizioni dei richiedenti asilo e sulle cure prestate. Secondo le norme, lo staff che rivela condizioni dei detenuti o episodi di abusi rischia fino a due anni di carcere, con esenzioni limitate per informazioni fornite a enti di supervisione o autorità di protezione dei minori.

Il presidente della World Medical Association, Xavier Deau, ha scritto al primo ministro conservatore Tony Abbott chiedendo di emendare la nuova legge per permettere al personale medico di parlare apertamente sulle cure prestate ai richiedenti asilo. Le norme sono "in chiaro conflitto con i principi fondamentali dell'etica medica.

I medici devono alzare la voce, pubblicamente se necessario, quando le condizioni di salute dei loro pazienti, che siano in libertà o in detenzione, sono inaccettabili". Intanto oltre 40 medici, infermieri, insegnanti e operatori umanitari, che hanno lavorato in centri di detenzione di richiedenti asilo, hanno scritto una lettera aperta al governo federale contro il nuovo reato. E hanno sfidato il primo ministro Abbott e il ministro dell'Immigrazione Peter Dutton a incriminarli, affermando che non resteranno in silenzio davanti agli abusi dei diritti umani che continuano a essere commessi nei centri di detenzione.

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