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domenica 3 febbraio 2013

Mali: non si arresta la fuga verso i paesi limitrofi, incerte le prospettive di ritorno degli sfollati

UNHCR - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

Molte delle persone fuggite dalle proprie case potrebbero presto farvi ritorno. È la speranza alimentata dalla situazione in rapida evoluzione nel nord del Mali. Affinché il rientro si realizzi in maniera sicura e sostenibile rimangono tuttavia molte sfide da affrontare. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ritiene che il numero in crescita di rifugiati che continuano a fuggire verso i paesi limitrofi rappresenti un indicatore della situazione.

Gli sfollati intervistati dagli operatori UNHCR nella capitale Bamako dicono di essere pronti a tornare nelle loro case nelle regioni di Gao, Timbuctu e Kidal non appena le strade di accesso al nord saranno riaperte. Il servizio bus per Gao e Timbuctu infatti è stato sospeso a causa del conflitto.

Le compagnie di autobus di Bamako confermano di ricevere telefonate da persone che chiedono informazioni sulla ripresa dei regolari servizi verso Douentza, Gao e Timbuctu, ma al momento i mezzi viaggiano solo fino a Mopti e Sevare.

Nonostante alcuni sfollati siano impazienti di tornare a casa, le notizie di disordini e rappresaglie contro determinati gruppi dissuadono altri dal farlo. Le minoranze tuareg e araba in particolare – riferiscono i media e altre fonti d'informazione – sono state prese di mira a causa del loro percepito sostegno ai ribelli accusati a loro volta di gravi abusi ai danni della popolazione.

La carenza di cibo, carburante ed energia elettrica - oltre all'interruzione di servizi fondamentali come l'assistenza medica e l'istruzione – sono altre ragioni citate da coloro che al momento preferiscono attendere prima di rientrare nelle regioni del nord.

La presenza di mine anti-uomo e di ordigni inesplosi costituisce un’ulteriore fonte di grave preoccupazione, sia per la popolazione civile che per gli operatori umanitari impegnati nell'assistenza. Le abitazioni di alcuni sfollati di quelle regioni, poi, sono state danneggiate o distrutte e necessitano di assistenza per essere riparate o ricostruite. Le famiglie dei bambini che stanno frequentando la scuola a Bamako affermano di non voler tornare nel nord, almeno fino al termine dell'anno scolastico il prossimo giugno.

Le condizioni di vita degli sfollati fuggiti nel sud del Mali sono ancora precarie. Molte famiglie non hanno i mezzi per pagare un affitto e sono costrette a dormire all'aperto, sulle terrazze dei tetti. Sono i bambini in particolare a soffrire le conseguenze del freddo notturno, del vento e della sabbia, restando esposti a tosse e malattie respiratorie. 

La mancanza di assistenza da parte del governo o delle agenzie umanitarie costituisce uno degli aspetti più critici, secondo gli sfollati. Mancano infatti coperte, tende, zanzariere, vestiario e materiale scolastico per i bambini. Molti bambini vanno a scuola senza mangiare perché i loro genitori non possono permettersi di comprare cibo. È la generosità dei vicini – che li aiutano a pagare l'affitto o ad acquistare alimenti - a sostenere molte famiglie di sfollati.

A Bamako gli sfollati sono circa 50mila, fuggiti a partire dal mese di gennaio 2012 dai combattimenti e dall'instabilità nelle regioni settentrionali.

Altri maliani nel frattempo continuano a cercare rifugio nei paesi vicini, in fuga dagli scontri o nel timore di rappresaglie.

Nel Burkina Faso, al 29 gennaio scorso, i rifugiati maliani registrati erano 43.629, dei quali 5.411 arrivati nel paese dopo l'intervento francese in Mali dell'11 gennaio. L'UNHCR ha incrementato le missioni nelle aree di frontiera dove affluisce il maggior numero di rifugiati – come nel remoto villaggio di Inabao – per assisterli rapidamente e identificare le loro necessità più urgenti.

La maggior parte dei rifugiati arrivati dal Mali negli ultimi giorni è costituita da donne e bambini arabi e tuareg mentre gli uomini tuareg restano a casa per occuparsi del bestiame. Ciò testimonia la disperazione che è all'origine della fuga, visto che i rifugiati arabi devono lasciare le loro attività commerciali ed economiche.

I rifugiati indicano che le ragioni principali per la loro fuga dal Mali sono il timore dei bombardamenti aerei e di vendette. Un uomo racconta di essere rimasto leggermente ferito nel corso di un attacco aereo alle posizioni dei ribelli situate proprio vicino alla sua casa. Adesso si trova insieme alla sua famiglia in un campo per rifugiati del Burkina Faso, nel quale è riuscito a ricevere assistenza medica.

I rifugiati riferiscono poi di aggressioni da parte di banditi e miliziani armati appartenenti a gruppi etnici rivali. I commercianti arabi in particolare sarebbero presi di mira dai banditi.

Molte famiglie noleggiano macchine o camion per arrivare fino al confine. Negli ultimi giorni tuttavia il freddo notturno e i forti venti carichi di sabbia non hanno di certo facilitato la loro fuga. Alcuni rifugiati – bambini come adulti – soffrono di infezioni respiratorie causate dall'inalazione di polvere.

Alla frontiera i nuovi arrivati trovano team mobili di operatori UNHCR, o di agenzie partner, che li trasportano nei campi per rifugiati di Mentao o Goudebou, dove ricevono assistenza - come pasti caldi e kit per allestire alloggi- e vengono registrati individualmente.

Per aumentare il livello di sicurezza l'Agenzia trasferisce i rifugiati che si trovano nei siti di Damba e Gandafabou – vicini al confine con il Mali – in altre località più all'interno del paese. Il campo di Fererio è già stato chiuso e i residenti trasferiti a Goudebou, vicino alla città di Dori.

In Mauritania invece i rifugiati sono attualmente 64.805, dei quali 10.688 arrivati dopo l'intervento militare in Mali.

I team UNHCR operanti sul terreno riferiscono che il 90% dei rifugiati arrivati di recente è costituito da donne e bambini. L'Agenzia e i suoi partner sono impegnati per migliorare le strutture di accoglienza nel centro di transito di Fassala, a soli 3 chilometri dal confine col Mali. Il centro medico è stato potenziato ed i rifugiati vengono trasferiti a Mbera, un area più sicura a 50 chilometri dal confine, dove essi vengono registrati e ricevono un’assistenza immediata. Inoltre  sono iniziati i lavori di ampliamento del campo per accogliere anche futuri arrivi.

Resta invece limitato il numero di nuovi arrivi in Niger, i rifugiati riferiscono infatti che non esiste un servizio di trasporti alla portata delle loro possibilità economiche. Per questo molti percorrono a piedi o su asini il tratto di strada fino a Foukouratan in Mali, a circa 25 chilometri dal confine, dove poi è disponibile il trasporto verso il campo di Mangaize all'interno del Niger. Alcuni rifugiati da poco arrivati dicono di essere fuggiti dalla città di Menaka, nell'est del Mali, a causa dei combattimenti.

All'interno del Mali – secondo le stime – gli sfollati sono 230mila, mentre sono complessivamente più di 150mila i rifugiati maliani nei vicini Mauritania, Niger, Burkina Faso e Algeria. 




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