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domenica 10 febbraio 2013

Italia - Ass. Giovanni XXII; siamo disposti a accogliere i 55 bambini da 0 a 3 anni reclusi con le loro mamme


Fonte: Ansa

“C’è la vita da salvare di tante persone con storie precise e spesso vissuti drammatici. In particolare si pensi ai 55 bambini chiusi nelle carceri con le loro madri. Abbiamo parlato con le alte cariche del ministero della Giustizia dichiarando la nostra disponibilità piena ad accogliere tutte le mamme con i loro figli. Perché non si va avanti?”.

Lo dice un comunicato dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che è anche “un appello alle forze politiche che andranno a governare. La Comunità Papa Giovanni XXIII - sottolinea il comunicato - da anni sta portando avanti il progetto Cec (Comunità Educante con i Carcerati): oltre 300 detenuti ed ex detenuti svolgono percorsi educativi in cui la recidiva si abbassa dal 70% al 10%.

Tale progetto potrebbe in poco tempo con il coinvolgimento della comunità esterna estendersi a 20 - 30.000 detenuti. Anche i costi si potrebbero abbassare. Tale proposta l’abbiamo portata anche in sede europea. Eppure assistiamo all’immobilità della politica Italiana incapace di dare risposte”.

“Anche i 1.400 detenuti - viene aggiunto - con il fine pena mai del cosiddetto ergastolo ostativo aspettano risposte concrete, oggi. Con i tanti proclami fatti, abbiamo illuso detenuti, famigliari e il mondo dell’associazionismo. Il nostro fondatore don Oreste Benzi ci ha educato a non limitarci a dare risposte possibili, ma quelle che davvero rispondono al bisogno profondo dell’uomo.
Certamente ad oggi l’amnistia che anche il presidente Napolitano auspica è necessaria, ma è una risposta che non risponde né al bene della società, né al bene delle persone ristrette. È necessario alzare lo sguardo. È finito il tempo dei proclami. Chiediamo che i politici del prossimo governo si mettano in dialogo con le forze vive della società e mettano fine alle tante ingiustizie fatte in nome della giustizia. È il tempo di passare davvero da una giustizia vendicativa ad una giustizia educativa”.

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