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mercoledì 6 febbraio 2013

Cnca; 28mila persone finite in carcere nel 2012 per effetto della legge sulle droghe Fini-Giovanardi

"In carcere finiscono persone da seguire con interventi di carattere sociale"

Sono ben 28 mila le persone che nel 2012 sono finite in carcere per la “Fini-Giovanardi”, la legge sugli stupefacenti. Una legge che punisce il possesso di qualsiasi quantità di stupefacenti, tanto che dal 2005 rischia di finire tra le sbarre anche chi va a comprare gli spinelli per gli amici. E così accade, con persone, soprattutto giovanissimi, che passano anche solo pochi mesi in cella, senza che siano degli spacciatori.
“Insieme alla Bossi-Fini sull’immigrazione, è una delle leggi che sta causando il sovraffollamento delle carceri italiane”, sottolinea Riccardo De Facci, vicepresidente del Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), che oggi a Milano ha presentato tre proposte di legge di iniziativa popolare per riformare il sistema penitenziario. La prima proposta prevede l’introduzione del reato di tortura, la seconda l’istituzione del garante nazionale dei detenuti e la terza la depenalizzazione del consumo delle droghe. In particolare, nella seconda proposta di legge si prevede che il carcere sia a numero chiuso: se tutti i posti letto sono occupati, chi viene condannato inizia a scontare la pena ai domiciliari, in attesa che si liberi un posto.
“La situazione nelle celle è ormai insostenibile -aggiunge De Facci-. È una questione di civiltà: non si può più pensare che in carcere ci finiscano persone che al limite sarebbe da seguire con interventi di carattere sociale”. Le tre proposte sono promosse da 17 associazioni (tra cui Antigone, Forum droghe, Cgil, Unione camere penali, Società della Ragione, Cnca, Cnvg) e dal coordinamento dei garanti dei detenuti. La raccolta di firme inizierà nelle prossime settimane, obiettivo le 50mila firme perché possano approdare in Parlamento. La prima proposta di legge è costituita da due articoli che introducono nel nostro ordinamento il reato di tortura. Il primo articolo punisce il pubblico ufficiale che infligge torture fisiche o psichiche ad una persona. Il secondo prevede che l’Italia non conceda immunità diplomatica o asilo a chi è condannato per il reato di tortura da un tribunale internazionale o da un altro Paese.
La seconda proposta è invece dedicata all’istituzione del garante nazionale dei detenuti e ad alcune misure per ridurre il sovraffollamento delle carceri. In particolare, l’articolo 8 prevede che “Nessuno può essere detenuto per esecuzione di una sentenza in un istituto che non abbia un posto letto regolare disponibile”.
“È un sistema adottato in molti altri Paesi del mondo: funziona ed evita situazioni di inciviltà come quelle che ora ci sono negli istituti di pena italiani”, sottolinea Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti di Firenze. Questa proposta di legge inoltre abolisce il reato di immigrazione clandestina e introduce una riforma delle pene alternative, che dovrebbero essere applicate per “tutti i reati puniti con pena detentiva non superiore nel massimo a sei anni”. Il principio della terza proposta è che il consumo di stupefacenti non venga punito e che il tossicodipendente non deve finire in cella, salvo casi eccezionali. In alternativa, deve essere offerta la possibilità di un percorso di recupero nelle comunità.

Fonte: Redattore Sociale

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