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giovedì 8 ottobre 2020

Dietro al "muro" europeo eretto sulla "Rotta Balcanica", l'odissea dimenticata di migliaia di migranti: violenze, incidenti e morti. E in migliaia ammassati nei campi al confine con la Croazia

Blog Diritti Umani - Human Rights
Fonti dell'Ansa riferiscono che a Bihac, in Bosnia-Erzegovina sono stati uccisi due migranti e che ci sono stati molti feriti, anche gravi, negli scontri fra gruppi rivali di profughi ad inizio ottobre, non lontano dal confine con la Croazia.
Una famiglia di rifugiati alla frontiera  tra Bosnia e Croazia - Foto: Valerio NIcolosi

Nella zona di Bihac migliaia di migranti in marcia lungo la "Rotta Balcanica" cercano in tutti i modi di attraversare la frontiera con la Croazia per proseguire il viaggio verso i Paesi dell'Europa occidentale.

Gli scontri sono avvenuti mentre si preparava un "game" per cercare di attraversare la frontiera con la Croazia. Il "game" è il tentativo superare il confine, cercando di attraversarla contemporaneamente in gran numero. Molti vengono fermati, subendo violenze da parte della polizia di frontiera, ma alcuni riescono a passare, lo decide la sorte. Degli immigrati raccontano di essere riusciti a passare dopo numerosi tentativi falliti.

La Rotta Balcanica

Sono 1500 i migranti nel campo ufficiale di BIhac gestito dall'organizzazione Internazionale per le migrazioni (OIM), rimasti bloccati per più di quattro mesi per il Covid all'interno del campo.

Altre migliaia sono presenti nei campi informali nati nella regione della Bosnia-Erzegovina al confine con la Croazia.

Con la riapertura nel mese di giugno sono ripresi i "game" con le tragiche conseguenze che si stanno registrando in questi giorni.

Davanti al flusso di migranti che provengono dalla Grecia nell'intervista rilasciata a "Rivista.it" di Silvia Maraone, coordinatrice dei progetti lungo la rotta balcanica di IPSIA-ACLI riferisce: «Il governo del Cantone di Una-Sana, che è una regione che appunto fa parte di questo complesso sistema politico della Bosnia-Erzegovina, ha emanato l'ennesima direttiva contro i migranti, dicendo che non possono prendere gli autobus. Questo in parte era già in atto, nel senso che li obbligavano a scendere, però ora hanno vietato anche il movimento interno al cantone stesso. Inoltre, la popolazione locale ha cominciato a manifestare. Ci sono state a fine agosto delle proteste sia a Velika Kladuša e poi successivamente a Bihac, a cui è seguita l’ennesima decisione del cantone di Una-Sana secondo cui nessun nuovo registrato può accedere ai campi sul territorio. Il fatto però è che non stiamo parlando di immigrazione illegale: le persone che entrano in Bosnia si registrano come richiedenti asilo e hanno un foglio che li legittima a rimanere sul territorio dello Stato bosniaco-erzegovese fino a quando non espleteranno tutta la procedura, per cui sono tutelati come tutti quanti dalle convenzioni internazionali. Nessuno potrebbe vietare loro l'accesso ai campi e alle strutture, nessuno potrebbe vietare loro la possibilità di muoversi con taxi, autobus e altri mezzi di trasporto, invece tutto questo viene fatto violando costantemente la loro dignità, la loro libertà e i loro diritti».

La grave situazione della regione non ha la necessaria attenzione da parte degli organismi preposti che non programmano e mettono in atto interventi adeguati. É un problema globale ed europeo.

Dietro questo muro europeo sono nate queste realtà, oltre che nella regione di Bihac, com'è noto, anche nei campi profughi ufficiali e informali nelle isole greche. Tutti luoghi di grave emergenza umanitaria che coinvolgono decine di migliaia di bambini, donne, anziani, persone fragili sul territorio europeo.

Ezio Savasta

Fonti: AnsaMed - Migranti: Bosnia, due morti in scontri a Bihac - Incidenti fra gruppi rivali di profughi

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