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sabato 29 febbraio 2020

Siria. La Turchia spinge i profughi verso l'Europa. Reazione di Ankara dopo l'uccisione di 33 soldati turchi a Idlib. Riparte l'esodo, gas per fermarli.

Avvenire
Durissima la reazione di Ankara dopo l'uccisione di 33 soldati turchi a Idlib: "Abbiamo colpito oltre 300 soldati siriani". Riaperti i confini con l'Unione Europea ai migranti, già partito l'esodo.



Nuovi venti di guerra a Idlib, nel Nordovest della Siria al confine con la Turchia, dove da settimane si fronteggiano le forze turche con l'esercito di Damasco, sostenuto dalla Russia. 


A innescare il rischio concreto di una escalation fatale è stato l'attacco aereo di Damasco contro i turchi nella regione, che ha ucciso almeno 33 soldati di Ankara. Il presidente Recep Tayyip Erdogan - che ha sentito telefonicamente il collega russo Vladimir Putin - ha subito convocato un Consiglio di sicurezza straordinario per decidere la controffensiva. E in questa riunione, con i vertici militari del Paese, è stato deciso anche di aprire i confini dell'Ue ai migranti e non trattenerli più nel Paese.

Dalle Nazioni Unite arriva il monito che "il rischio di una maggiore escalation cresce di ora in ora" se non si interviene in Siria. Gli sfollati da Idlib sono già centinaia di migliaia. Sul campo, il portavoce della presidenza turca, Fahrettin Altun, ha comunicato che "tutte le posizioni note del regime siriano sono state prese di mira dalle unità di terra e aeree" turche "per vendicare i soldati turchi uccisi".

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