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venerdì 20 febbraio 2015

Iran - Soheil Arabi, condannato a morte per un post su Facebook: salvo blogger iraniano

Corriere della Sera
Cambia l’imputazione, Soheil Arabi non rischia più la pena capitale. Per il suo caso, erano state raccolte centinaia di migliaia di firme sulla piattaforma Change.org

Soheil Arabi
Soheil Arabi, il blogger iraniano condannato per «insulti al Profeta» postati su Facebook, non rischia più la pena di morte. A comunicarlo è stato Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, che ha saputo dall’ambasciata iraniana che l’uomo, 30 anni e padre di una bambina di 5, non è più in attesa della sentenza capitale e che il suo capo di imputazione è stato modificato. 

«Un importante risultato al quale hanno contribuito Change.org e tutti coloro che si sono impegnati, con tutti i mezzi a disposizione, per affermare la priorità della vita umana», commenta Manconi. Per salvare Soheil, infatti, era stata anche lanciata una petizione sulla piattaforma Change.org, lanciata da Sabri Najafi, che ha raccolto centinaia di migliaia di firme in Italia, Francia e negli Stati Uniti.

In cella dal 2013
Soheil era stato arrestato nel novembre del 2013 e trasportato nel carcere di Evin a Teheran. Del caso si erano interessate anche le organizzazioni per i diritti umani Human Rights e Amnestey International. La condanna di primo grado era basata sulle confessioni dell’uomo, ma la moglie aveva riferito che era stato sottoposto a forti pressioni psicologiche e aveva potuto incontrare il suo avvocato solo poco prima del processo. La Corte suprema, invece di limitarsi a confermare o modificare la sentenza di primo grado, vi ha aggiunto il reato aggiuntivo di «seminare corruzione sulla terra», un reato che precluderebbe la possibilità di un’amnistia. Inoltre, i giudici hanno respinto la difesa del giovane, che ha detto di avere solo condiviso sui social media i post di altri. L’art. 263 del codice penale prevede che chi abbia «insultato il profeta» in stato di ubriachezza o citando altri deve essere punito con 74 frustate e non con la morte.

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