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martedì 17 febbraio 2015

ONU Diritti Umani - In 70 paesi l'istruzione sopratutto delle bambine è attaccata. Attacchi alle scuole "crimini contro l'umanità"

OnuItalia
Roma – Non è un paese per studentesse. Anzi, sono almeno 70 i paesi nei quali il diritto allo studio, soprattutto per le bambine, non solo non è rispettato e garantito, ma è addirittura contrastato, anche violentemente.

L’allarme è dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani che in un rapporto non lascia alcun dubbio su come ciò che sta accadendo abbia come scopo dare il segnale che la scuola non è un posto sicuro per le ragazze, e che il cambiamento – che spesso corrisponde ad una crescita culturale oltre che economica – è da avversare, perché pericoloso.

I dati forniti dall’Onu hanno preso in esame 70 paesi nel quinquennio 2009-2014 e mostrano che attacchi di ogni tipo colpiscono studentesse, scuole e insegnanti minando alla base il concetto di istruzione per tutti e senza confini. Il rapporto cita molti esempi, focalizzando i più recenti, dall’attentato alla studentessa pachistana premio Nobel, Malala Yousafzai, al rapimento delle 300 studentesse nigeriane da parte degli integralisti di Boko Haram, all’attentato talebano che nel dicembre dello scorso anno ha lasciato tra le stanze di una scuola di Peshawar, in Pakistan, i corpi di 100 bambini. Una allarmante, continua, sanguinosa battaglia che colpisce la Nigeria e l’Afghanistan, ma anche il Pakistan, Haiti, la Repubblica democratica del Congo, il Mali, il Myanmar, le Filippine, la Siria, l’Indonesia, il Salvador e l’India. In tutti questi paesi si assiste, afferma il rapporto, ad una continua crescita delle violenze contro le studentesse e le loro insegnanti che vengono uccise, stuprate, relegate, frustate, sfruttate nel lavoro e come schiave sessuali, sposate a forza ai loro aguzzini, rese madri giovanissime, avvelenate e bastonate.

Questo serve, è il parere dell’Onu, non solo ad allontanare definitivamente le donne dal sapere come emancipazione, ma a formare una mentalità nelle famiglie di appartenenza che continui a considerare l’istruzione come un pericolo. Il risultato è che a 63 milioni di adolescenti viene negato il diritto all’istruzione e che la povertà rimane così una delle più potenti barriere contro l’educazione: in Nigeria, ad esempio, i due terzi dei bambini non vanno a scuola, così come il 66% in Eritrea e il 59 il Liberia (dove però sono istruiti con successo a diventare i bambini-soldato).

L'ex premier e ministro britannico Gordon Brown, che è inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Istruzione ha scritto che è in atto una ”guerra contro l’educazione” e che quindi una delle strade da percorrere è dare alle scuole lo status di ”luogo sicuro, come gli ospedali che inalberano la Croce Rossa, o i veicoli e gli edifici con il simbolo delle Nazioni Unite”. Solo così, spiega Brown , si potranno definire gli attacchi a scuole e studenti ”crimini contro l’umanità” e punirli come tali.

Subito dopo il brutale sequestro d studente nigeriane di Boko Haram Brown ha creato la prima ‘Safe Schools initiative’ raccogliendo in meno di un anno circa 30 milioni di dollari offerti da uomini da affari, amministrazioni, governo nigeriano, Onu, donatori internazionali. Con in fondi recuperati le scuole potranno essere meglio recintate e isolate, collegate alle stazioni di polizia, si potranno formare gruppi ‘i sicurezza’ composti da studenti, professori, genitori, cittadini comuni in grado di garantire intere zone sicure per le scuole. Il prossimo paese in cui l’associazione ‘premier Gb vuole intervenire è il Pakistan dove i fondamentalisti hanno provato a far tacere Malala.

Inutilmente, perché la ragazza, una volta guarita, ha provveduto subito a coniare la parola d’ordine necessaria: ”Prendiamo i libri e le penne….sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una stilo possono cambiare il mondo”.
di Maria Novella Topi

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