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venerdì 26 aprile 2013

“Non è un mio crimine, ma una mia condanna” 100.000 bambini entrano nelle carceri italiane per incontrare papa e mamma detenuti

Bambinisenzasbarre Onlus
Comunicato Stampa

“Non è un mio crimine, ma una mia condanna” è il grido dei 100.000 bambini che ogni giorno entrano nelle 213 carceri italiane per incontrare il proprio papà o la propria mamma detenuti. Ogni giorno varcano il portone degli Istituti penitenziari per incontrare il proprio genitore, per mantenere il legame affettivo fondamentale per crescere.

Ogni giorno sostengono il peso dell’emarginazione, dei pregiudizi, delle difficoltà economiche, della vergogna. La detenzione del proprio genitore li coinvolge, ne trasforma la quotidianità, rendendoli fragili sul piano psicologico. Sono emarginati a scuola, nel quartiere dove vivono, nel gruppo sociale di appartenenza poiché sono figli di genitori detenuti. Sono bambini a grave e continuo rischio di discriminazione ed esclusione sociale. “Non un mio crimine, ma una mia condanna” è la Campagna di raccolta fondi di Bambinisenzasbarre Onlus. 
L’Associazione da oltre dieci anni, cura, sostiene e difende il diritto dei bambini alla continuità delle relazioni familiari e affettive con il proprio genitore durante la detenzione, così come sancito dall’articolo 9 della Convenzione Onu dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La Campagna sostiene - con l’invio al 45507 di un sms da 2 Euro da cellulare e 2 o 5 Euro da telefono fisso - il consolidamento, la prosecuzione e l’estensione negli Istituti penitenziari del Modello d’accoglienza Spazio Giallo, che comprende un percorso d’accesso dedicato e il luogo integrato socio-educativo, in carcere, per le famiglie e i bambini che si preparano insieme alle psicologhe, psicopedagogiste e arte-terapeute di Bambinisenzasbarre all’incontro con il genitore detenuto; la possibilità di attivare la sensibilizzazione del personale penitenziario e l’avvio di un servizio nazionale di Telefono Giallo per rispondere alle famiglie di persone in una situazione di detenzione e per sostenere le difficoltà dei bambini. Ancora molti Istituti penitenziari in Italia, in una condizione di sovraffollamento e di grave precarietà, non accolgono adeguatamente questi bambini, non vi è un tempo sufficiente per il colloquio col genitore tale da garantire il mantenimento del legame affettivo. Questa situazione può determinare la cancellazione della genitorialità stessa. Una sparizione che spesso viene attuata anche dai figli all’interno della propria rete sociale, portandoli a nascondere fino a negare la stessa personale storia familiare. “Lo sguardo, tuttavia, dei bambini può trasformare ed umanizzare il carcere, costretto a prendere in considerazione la loro presenza, se pure paradossale, e ad attrezzarsi per accoglierli. - ha sottolineato Lia Sacerdote, Presidente di Bambinisenzasbarre - Il Modello d’Accoglienza Spazio Giallo non è solo un modello per il sistema penitenziario, ma lo è anche per il “sistema città” di cui il carcere è parte ed occupa un posto cruciale in termini di legami e scambi relazionali, soprattutto, per i bambini coinvolti e da cui non devono sentirsi separati. Il modello, che Bambinisenzasbarre sta estendendo sul territorio nazionale partendo dagli istituti in Lombardia, si è rivelato decisivo per le ricadute in termini di trasformazione dei comportamenti sociali sul territorio, riducendo il disagio delle persone e della società e avviando un processo di inclusione sociale. Non ultimo effetto, auspicato a lungo termine, di questo processo di accoglienza delle famiglie e dei bambini, l’adeguamento del sistema penitenziario ai dettami europei ed al superamento della condanna dell’Italia dalla Corte europea dei Diritti Umani di Strasburgo.” Finalità della Campagna è sensibilizzare il grande pubblico sull’importanza del riconoscimento e visibilità di questi bambini e dei loro bisogni senza per questo stigmatizzarli, nel pieno rispetto del diritto di ogni bambino di essere tale. Al contempo, si intende far comprendere come la continuità e il rafforzamento del legame affettivo, agisca in termini di prevenzione sociale: per il figlio che non rischia di ripetere l’esempio del padre da cui è forzatamente separato e, a causa dell’improvvisa “scomparsa”, ne idealizza il comportamento ma, al contrario, ne comprende le debolezze e gli errori e, quindi, è in grado di scegliere un diverso stile di vita; mentre per il genitore detenuto il figlio con cui riesce a mantenere un legame diventa la motivazione forte per non ripetere il reato e ritornare ad essere per lui un modello. Una volta di più, l’intera comunità è chiamata a mettere in atto tutte quelle pratiche positive che permettano a questi bambini di subire il minor danno possibile da questa difficile situazione e, al contempo, garantire loro il diritto all’infanzia. Bambinisenzasbarre, liberiamo i bambini.

Bambinisenzasbarre Onlus, membro della direzione della rete europea Eurochips con sede a Parigi, da oltre 10 anni è presente sul territorio italiano con attività di formazione e di ricerca in collaborazione con le Università e il Ministero di Giustizia. È attiva nelle tre carceri milanesi - S. Vittore, Bollate e Opera - e in rete operativa sul territorio regionale e nazionale per la estensione del Modello di accoglienza Spazio Giallo.

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