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domenica 18 settembre 2022

Siria, il martirio di un popolo continua ma il mondo ha chiuso gli occhi. La guerra non e finita e il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà

Globalist
In Siria, circa il 90 per cento dei siriani vive al di sotto della soglia di povertà e negli ultimi 11 anni oltre 13 milioni sono stati costretti a fuggire, con 5,5 milioni di rifugiati accolti in cinque Paesi limitrofi.
Un obbligo morale. Un dovere professionale: non spegnere i riflettori sulla tragedia siriana. Una tragedia che continua undici anni dopo l’inizio della guerra dichiarata dal “macellaio di Damasco”, al secolo il presidente Afez al-Asad, al suo popolo, “colpevole” di essere sceso in strada per reclamare libere elezioni, giustizia, diritti. La Siria, il martirio di un popolo continua.


La testimonianza di Grandi
Una nota ufficiale dell’Unhcr : “A seguito di una visita terminata ieri (15 settembre 2022), l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha esortato ad assicurare maggiore sostegno per far fronte alle drammatiche esigenze umanitarie rilevate in Siria. La visita dell’Alto Commissario mirava ad attirare l’attenzione della comunità internazionale sui 14,6 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria nel Paese, di cui oltre 6,9 sono sfollati interni. Circa il 90 per cento dei siriani vive al di sotto della soglia di povertà e negli ultimi 11 anni oltre 13 milioni sono stati costretti a fuggire, con 5,5 milioni di rifugiati accolti in cinque Paesi limitrofi.

“È diritto di tutti vivere al sicuro e avere accesso a cibo, mezzi essenziali di sostentamento, acqua, alloggio e calore”, ha affermato Grandi. [...]

La piaga del colera
Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la prima epidemia di colera confermata da anni nella regione: è necessaria un’azione urgente per prevenire ulteriori casi e morti, dicono dal Palazzo di Vetro.

Imran Riza, che rimane per il momento il rappresentante delle Nazioni Unite e il coordinatore umanitario in Siria, ha espresso seria preoccupazione per l’epidemia. Il numero di casi confermati di colera finora è di 20 ad Aleppo, 4 a Latakia e 2 a Damasco. Le Nazioni Unite in Siria chiedono ai paesi donatori di fornire urgenti finanziamenti aggiuntivi per contenere l’epidemia e impedirne la diffusione. [...]
L’epidemia si concentra nelle province di Aleppo e Deir al Zor. Si ritiene che derivi dall’acqua contaminata del fiume Eufrate, che scorre attraverso le province, e che viene usata sui raccolti.
L’epidemia è un indicatore della grave carenza di acqua in tutta la Siria causata dai cambiamenti climatici e dal conflitto. 


I numeri dell’emergenza umanitaria
La guerra ha provocato quasi 400mila morti e 200mila dispersi, secondo le cifre dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. Su una popolazione di 21 milioni di persone prima della guerra, 6,6 milioni sono fuggite dalla Siria per cercare rifugio all’estero, principalmente negli Stati vicini. Inoltre le statistiche rivelano che il 90 per cento della popolazione rimasta nel Paese è costretta a vivere sotto la soglia della povertà. Il Programma alimentare mondiale (Pam) ha stimato che più di 12 milioni di siriani, ossia il 60 per cento della popolazione, vive in situazione di insicurezza alimentare. In totale sono 14,6 milioni le persone con bisogno di aiuto umanitario, di cui 9,6 urgente.

L’illusione della pace
Il sanguinoso conflitto in Siria, in corso da più di undici anni e che ha finora ucciso almeno mezzo milione di persone, rischia di riaccendersi dopo l’inasprimento della tensione lungo diverse linee del fronte. Lo afferma o l’ultima relazione della commissione d’inchiesta indipendente dell’Onu sulle violazioni commesse in Siria. “La Siria non può permettersi un ritorno a combattimenti su larga scala, ma questo è ciò verso cui si sta andando”, ha affermato Paulo Sergio Pinheiro, presidente della commissione d’inchiesta.

“A un certo punto – ha detto Pinheiro parlando ai giornalisti a Ginevra e citato dai media siriani e libanesi – credevamo che la guerra in Siria fosse completamente finita (…) le violazioni documentate hanno dimostrato che non è così”.

La relazione di 50 pagine afferma che nonostante il fatto che numerosi fronti di guerra, a lungo attivi, si siano in apparenza pacificati, negli ultimi sei mesi si sono registrate numerose e gravi violazioni dei diritti umani fondamentali.


In particolare, si legge nella relazione dell’Onu, l’inasprimento di combattimenti e raid aerei nel nord-est e nel nord-ovest della Siria hanno provocato la morte di decine di civili. Le popolazioni sono inoltre private in diverse aree di cibo e acqua potabile.

Secondo la commissione d’inchiesta, negli ultimi tre mesi si è inoltre registrato un aumento dei bombardamenti aerei russi nelle regioni nord-occidentali, dove da anni sono ammassati circa 4 milioni di persone, fuggite negli anni da altre zone del martoriato paese.

La Siria “dimenticata” è l’inferno raccontato da Catherine Russell, Direttore Generale dell’Unicef (l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Infanzia) nel suo intervento alla VI Conferenza di Bruxelles: “Sostenere il futuro della Siria e della regione”.

Inferno siriano
Così Russell: “La Siria oggi è uno dei posti più pericolosi al mondo per essere un bambino. Un’intera generazione sta lottando per sopravvivere. Quasi il 90% delle persone in Siria vive in povertà. Più di 6,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza urgente – il maggior numero di bambini siriani in difficoltà dall’inizio del conflitto. Undici anni di conflitto e sanzioni hanno avuto un impatto devastante sull’economia della Siria, riportando lo sviluppo indietro di 25 anni. La maggior parte dei sistemi e dei servizi di base da cui dipendono i bambini – salute, nutrizione, acqua e servizi igienici, istruzione e protezione sociale – sono stati ridotti all’osso. Le famiglie stanno lottando per mettere il cibo in tavola. Tra febbraio e marzo (quest’anno), il prezzo del paniere alimentare standard è aumentato di quasi il 24%. Quasi un terzo di tutti i bambini soffre di malnutrizione cronica. E l’impatto della guerra in Ucraina sui prezzi del cibo sta rendendo una brutta situazione ancora peggiore.

Questi sono tempi pericolosi, persino mortali, per essere un bambino in Siria. Gli attacchi alle infrastrutture civili sono diventati comuni. Più di 600 strutture mediche, tra cui ospedali materni e infantili, sono state attaccate. Dall’inizio della guerra, abbiamo potuto verificare che quasi 13.000 bambini sono stati uccisi o feriti – ma sappiamo che la cifra è molto più alta. La guerra non ha segnato solo fisicamente i bambini della Siria. L’anno scorso, un terzo di tutti i bambini in Siria ha mostrato segni di stress psicologico – ferite invisibili che possono durare tutta la vita. Anche i bambini che sono fuggiti dalla guerra in Siria hanno subito un trauma. Circa 2,8 milioni di bambini (siriani) vivono ora in Giordania, Libano, Iraq, Egitto e Turchia. Le vite di questi bambini sono piene di perdite, rischi e incertezze. Come ha detto una bambina di 11 anni a un operatore Unicef, “Non so cosa significhi la parola casa”.

Undici anni di guerra, disordini e sfollamenti hanno anche minacciato l’istruzione di un’intera generazione. Più di 3 milioni di bambini siriani non vanno ancora a scuola. Ma contro ogni previsione, circa 4,5 milioni di bambini siriani hanno accesso a opportunità di apprendimento. Questo grazie ai generosi finanziamenti dei donatori attraverso iniziative come (The) No Lost Generation, co-guidata dall’Unicef. [...]
Ma il mondo non deve dimenticare i bambini della Siria. Le loro vite sono altrettanto preziose e il loro futuro è altrettanto importante. Prima di tutto, hanno bisogno della fine di questa lunga e infruttuosa guerra. Non ci può essere una soluzione militare a questa crisi. Solo la pace può evitare che i bambini della Siria diventino davvero una generazione perduta. Chiediamo anche la fine immediata di tutte le gravi violazioni contro i bambini in Siria, compresi l’uccisione e il ferimento dei bambini. Fino a quando non sarà raggiunta una soluzione sostenibile, l’Unicef e i nostri partner continueranno a fare tutto il possibile per raggiungere ogni bambino, ovunque si trovi”, conclude Russell.

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