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lunedì 5 aprile 2021

Venezuela - La crisi ha prodotto più rifugiati che in Siria, ma non se ne parla. 5.000 sfollati al confine con la Colombia

Corriere della Sera
Le azioni militari, iniziate dieci giorni fa sul versante venezuelano di Apure, sono ancora in corso e tante famiglie continuano a scappare verso la Colombia. Intersos: «La crisi venezuelana ha finora prodotto più rifugiati di quella siriana ma non se ne parla»


Ancora tensione al confine tra Colombia e Venezuela, quest’ultimo Paese interessato da una crisi economica, politica ma soprattutto umanitaria, definita dagli esperti una delle peggiori mai viste negli ultimi 200 anni. L’ultimo fronte di tensione, che si è aperto sul confine il 21 marzo, è a La Victoria (stato di Apure, Venezuela), teatro di scontri armati tra le forze militari venezuelane della FANB (Forza Aerea Nazionale Bolivariana) e i gruppi armati dissidenti colombiani delle FARC. Gli scontri hanno generato un massiccio spostamento di persone in cerca di rifugio e protezione dal Venezuela verso la Colombia. E ancora in migliaia sono bloccati tra le due linee di fuoco.

Secondo i primi dati - parziali - si tratta di circa 4700 ad oggi, ma il numero è in continua crescita. Tra questi, ci sono circa 1700 bambini e adolescenti e 136 donne incinte. 

Il numero di civili rimasti nelle aree delle operazioni militari non è noto ma dai dati dell’ultimo censo si desume che 5000 persone siano rimaste in quelle aree. L’accesso umanitario a La Victoria non è ancora garantito. «I combattimenti sono ancora in corso», spiega al Corriere, Simona Canova, capo missione di Intersos, ong che da due anni, grazie alla collaborazione con il CISP, opera nel dipartimento di Arauca e nello stato di Apure per fornire assistenza umanitaria ai migranti e sfollati in transito nella zona. «Abbiamo fatto prima valutazione dei bisogni urgenti: medicine e accesso ai servizi sanitari, accesso all’acqua e ai servizi igienici sono le priorità in questo momento tra gli sfollati che sono nei diversi insediamenti informali che si sono creati principalmente nella area urbana di Rivera».

Ad aggravare la situazione oltre i rischi di dissesto idrogeologico che la regione presenta ( c’è anche il Covid-19: è già stata accertata la presenza di 4 persone positive e «c’è preoccupazione - riferiscono gli operatori – di ulteriore aumento dei contagi date le scarse misure di protezione e la scarsa possibilità di eseguire test di massa». Inoltre le strutture sanitarie non sono preparate per affrontare nessuna emergenza epidemiologica associata a situazioni simili. 

di Marta Serafini

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