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giovedì 7 novembre 2019

Filippine continue violazioni dei diritti umani, 30.000 vittime nella guerra alla droga e tragico sovraffollamento nelle carceri. La Chiesa in difesa delle vittime e dei detenuti, alza la voce

Osservatore Romano
Pace e giustizia per le vittime degli omicidi extragiudiziali. E più dignità per i detenuti. E quanto torna a chiedere con forza la Chiesa cattolica nelle Filippine che tenacemente interviene in difesa di chi non ha voce. Ai ripetuti appelli dell'episcopato si è aggiunto nelle ultime ore quello lanciato da alcuni sacerdoti, che hanno guidato una manifestazione e celebrato una messa a Manila.

Corpi accatastati nell'l'inferno del carcere di Manila (afp)
Il gesuita Albert Alejo, padre Flavie Villanueva e padre Robert Reyes - riferisce l'agenzia Fides - hanno organizzato una veglia di preghiera in ricordo delle persone innocenti uccise durante la "guerra contro la droga" lanciata dal governo, che avrebbe fatto circa 30.000 vittime in due anni. Padre Alejo ha esortato i filippini a "parlare delle ingiustizie che si verificano nel paese".

Infatti, "se i vivi sono silenziosi, come possono essere i morti a parlare?". Le vittime delle esecuzioni, ha rilevato, "non sono solo numeri o statistiche, perché l'ingiustizia sta uccidendo anche la verità, la fede e la speranza dei filippini".

E ha invocato "il rispetto dello stato di diritto nel paese". Un appello dei vescovi al rispetto della dignità dei detenuti nel paese - dove le condizioni all'interno delle carceri sovraffollate vanno peggiorando - è contenuto in un messaggio diffuso in occasione della recente giornata nazionale dedicata alla sensibilizzazione sulla situazione dei carcerati. Un testo attraverso il quale l'episcopato ribadisce che "l'amore di Dio è incondizionato e radicale e si estende anche a coloro che hanno commesso il più atroce dei crimini".

Nel documento, a firma di monsignor Joel Z. Baylon, presidente della commissione per la pastorale carceraria e vescovo di Legazpi, la Conferenza episcopale delle Filippine si augura che la popolazione sia consapevole "della difficile situazione dei membri della comunità carceraria, in particolare le persone private delle loro libertà e delle loro famiglie".

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E a seguire l'esempio di Papa Francesco che "ci implora di ricordare i prigionieri come parte della nostra missione di cura dei poveri, dimenticati e trascurati". Le parole del vescovo di Legazpi fanno eco all'appello a "trattare i detenuti con dignità" che il vicepresidente della Conferenza episcopale filippina, monsignor Pablo Virgilio S. David, ha rivolto nei giorni precedenti al governo e ai funzionari delle prigioni dell'arcipelago.

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Secondo il rapporto di una commissione governativa, le condizioni all'interno delle carceri sono in netto peggioramento: il sovraffollamento delle strutture carcerarie ha raggiunto il 612 per cento, con una popolazione totale di 146 mila detenuti, rispetto a una capacità di circa 21 mila. Negli ultimi anni la popolazione carceraria è aumentata a seguito della politica antidroga lanciata dal presidente filippino Rodrigo Duterte.
Alcune ong fanno pressione sul governo chiedendo un'indagine approfondita sulle operazioni intraprese che avrebbero portato alla morte di almeno 30.000 persone. Nel giugno scorso, per il tredicesimo anniversario dell'abolizione della pena di morte nelle Filippine, la Chiesa ha ribadito la responsabilità dei legislatori a favore della vita e della dignità umana. I vescovi cattolici hanno protestato contro ogni tentativo di ripristinare la pena di morte.

"I legislatori hanno l'obbligo di opporsi a qualsiasi legge che attacca la vita umana", ha dichiarato Rodolfo Diamante, segretario generale della commissione per la pastorale carceraria.

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