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lunedì 2 gennaio 2017

Migranti. Via a retate ed espulsioni. Minniti: "Un Cie in ogni regione"

Corriere della Sera
La direttiva: "Subito controlli e rimpatri".
Pattugliamenti "per il rintraccio degli stranieri e allontanamento degli irregolari dal territorio nazionale". Appena pochi giorni dopo l'individuazione della "rete" disponibile a favorire la fuga dell'attentatore di Berlino Anis Amri, il capo della polizia Franco Gabrielli dirama una circolare urgente per effettuare "attività di controllo straordinaria per un'azione di prevenzione e contrasto a fronte di una crescente pressione migratoria e di uno scenario internazionale connotato da instabilità e minacce".


È il primo passo di una strategia più ampia messa a punto in accordo con il ministro dell'Interno Marco Minniti che prevede entro poche settimane l'apertura di almeno un Cie, centro di identificazione e di espulsione, in ogni Regione. Luoghi dove chi non ha i requisiti per ottenere l'asilo dovrà rimanere in attesa di essere riportato nel Paese d'origine. Anche tenendo conto che il 2016 è stato un anno record per gli sbarchi con oltre 200 mila arrivi (compresi gli oltre 25 mila minori non accompagnati), in un trend che nei prossimi mesi si annuncia stabile o addirittura peggiore.
I Comitati - Le disposizioni impartite dal prefetto Gabrielli vengono emanate "per intercettare fenomeni di sfruttamento e inquinamento dell'economia del territorio collegati a forme di criminalità organizzata di livello nazionale e transazionale". È la definizione che serve a dettare la linea indicando gli ambienti - piazze di spaccio, luoghi di vendita di materiale contraffatto - in cima alla lista delle zone da perlustrare. 

Un'attività che dovrà essere "pianificata al fine di ottimizzare le risorse disponibili" coinvolgendo tutte le forze di polizia, compresa quella locale e non escludendo di poter ottenere "rinforzi di unità specialistiche". Per questo dovranno essere i prefetti, in sede di comitato provinciale ad "attivare piani straordinari di controllo del territorio volti non solo al contrasto dell'immigrazione irregolare, ma anche allo sfruttamento della manodopera e alle varie forme di criminalità che attingono dal circuito della clandestinità".
I nuovi Cie - Attualmente è previsto che i Cie possano ospitare 1.600 persone ma in realtà la capienza è molto ridotta, i posti disponibili sono appena 360. Quali siano i problemi è ben chiaro nella circolare di Gabrielli quando specifica che dovrà essere la Direzione Centrale per l'Immigrazione a occuparsi del coordinamento con le questure "per l'assegnazione dei posti nei Cie" tenendo conto "della complessità e articolazione del dispositivo che, anche in ragione dell'eventuale numero di stranieri irregolari rintracciati, può rivelarsi complesso e delicato sotto il profilo organizzativo e per i conseguenti riflessi sul piano dell'ordine e della sicurezza pubblica".

Nel comitato che si è svolto due giorni fa a Milano, Minniti ha anticipato la sua strategia per le prossime settimane. Spiegando che l'intenzione del governo è di arrivare all'apertura di un Cie in ogni Regione che possa far fronte all'esigenza di tenere sotto controllo gli irregolari evitando, come spesso è accaduto sinora, di doverli lasciare andare proprio perché non ci sono strutture in grado di trattenerli come invece prevede la legge. È possibile - in attesa che vengano ristrutturati quelli già esistenti - che si decida di utilizzare le caserme o comunque stabili del demanio.
Gli irregolari - Riportare gli irregolari nei Paesi d'origine non è affatto semplice. Sono i dati del 2016 a dimostrarlo: a fronte di circa 40 mila stranieri senza permesso rintracciati in Italia, per circa 30 mila è stato firmato il provvedimento di espulsione, ma appena 5 mila sono rientrati a casa. 

Le difficoltà riguardano i costi per i rimpatri, ma soprattutto le resistenze degli Stati a concedere il nulla osta. Attualmente soltanto l'Egitto, la Tunisia e la Nigeria accettano di riprendere i propri connazionali, sia pur tra mille difficoltà e sempre con l'impegno di Roma a organizzare i voli charter per il rientro. Per questo subito dopo le festività Minniti partirà per una missione in Africa che abbia come obiettivo la firma di accordi bilaterali con altri governi che prevedano anche l'avvio di progetti di sviluppo in quelle aree e la concessione di aiuti proprio per cercare di scoraggiare le partenze. Un progetto che necessariamente ha come punto di partenza la Libia, lì dove si ammassano le persone che vogliono raggiungere l'Europa e transitano per l'Italia

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