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martedì 2 febbraio 2021

Guerre dimenticate. Etiopia, in Tigray uccisioni di civili e rimpatrio a rifugiati eritrei imposto da Asmara

Avvenire
A 3 mesi dall'inizio delle operazioni dell'esercito, i leader della regione ribelle non si arrendono. Testimonianze sulle uccisioni di civili e sul rimpatrio imposto dall'Asmara ai rifugiati eritrei.
© UNHCR/Olivier Jobard

Guerra a oltranza nel Tigrai contro gli invasori, promette il leader del Tplf, Fronte di liberazione del popolo tigrino. E dopo tre mesi di guerra nella martoriata regione settentrionale dell’Etiopia si moltiplicano le testimonianze di massacri di civili, saccheggi e deportazioni di rifugiati eritrei che sarebbero stati commessi dalle truppe eritree alleate dei soldati etiopi. 

Da Addis Abeba smentiscono ogni addebito, ma cresce la pressione internazionale sul governo di Abiy Ahmed per far entrare gli aiuti umanitari distribuendoli a tutta la popolazione dopo gli allarmi delle agenzie dell’Onu e delle poche Ong sul campo per l’avanzare della malnutrizione e la mancanza di farmaci e acqua potabile.

«La situazione alimentare nel Tigrai era già estremamente grave prima che iniziassero i combattimenti a causa di un’epidemia di locuste e della pandemia di Covid-19», ha dichiarato all’Associated Press il direttore di Oxfam in Etiopia, Gezahegn Kebede Gebrehana. 

«Quando hanno avuto luogo i combattimenti, molte persone sono fuggite nella boscaglia. Ma quando sono tornati, la maggior parte ha trovato le proprie case distrutte o tutti gli averi saccheggiati», ha aggiunto.

Dopo un silenzio di due mesi è intanto tornato a farsi sentire Debretsion Gebremichael, l’ex presidente della regione settentrionale del Tigrai e leader del Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf), deposto assieme al suo governo in seguito all’operazione militare lanciata dal governo di Addis Abeba lo scorso 4 novembre. 

In un audio diffuso su Facebook e rilanciato dall’emittente radiotelevisiva tigrina Dimitsi Weyanee dai principali media internazionali – che tuttavia chiariscono che non è possibile verificarne l’attendibilità – il leader tigrino ha ringraziato il popolo per la sua resistenza e ha assicurato che la guerra continua, sebbene il governo federale il 27 novembre abbia dichiarato concluse le operazioni nel Tigrai con la presa del capoluogo Macallé.

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Paolo Lambruschi

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