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mercoledì 18 dicembre 2019

Libia - Emergenza umanitaria dimenticata. 20 mila migranti detenuti nei lager libici. E per la guerra civile un milione di libici in grave difficoltà.

Avvenire
Gli ultimi rapporti di Acnur e Cir parlano di 60mila rifugiati (6mila rinchiusi nei Centri governativi) e un milione di persone senza aiuti. Il problema più urgente? I campi di detenzione. Lo dicono tutti, dalle associazioni in campo per i diritti umani ai governi fino alle agenzie Onu. I centri dove gli stranieri, intercettati sul territorio libico senza un regolare visto, vengono rinchiusi e lasciati in balìa di miliziani con pochi scrupoli.
È qui che avvengono "situazioni indicibili", come aveva denunciato il segretario generale dell'Onu, Guterres, in relazione all'ultimo rapporto sulla situazione nel Paese nordafricano. In assenza di un governo stabile, i migranti vengono venduti come merce di scambio.

Spostati da un lager a un altro, schiavizzati e torturati per estorcere denaro dai familiari costretti ad ascoltare, al cellulare, i dolori delle torture dei propri cari. "Meglio morire in mare che in un lager libico" raccontano i migranti soccorsi in mare da quelle poche navi Ong che ancora lo possono fare.

Attualmente in Libia, secondo l'ultimo rapporto dell'Alto commissariato Onu per le Nazioni Unite, sono circa 6mila i migranti rinchiusi nei dieci principali centri di detenzione del governo di accordo nazionale di al-Sarraj, riconosciuto a livello internazionale. Ma sarebbero tre volte tanto quelli "non governativi" e fuori controllo. Ad oggi, l'Acnur ha registrato 60.000 richiedenti asilo in Libia, ma è riuscita a ricollocarne solo 2.000 circa all'anno.

La capacità dell'agenzia dei rifugiati di ricollocare i richiedenti asilo dalla Libia dipende dalle offerte da parte di Paesi ospitanti sicuri, soprattutto in Europa. A novembre, un appello urgente dal centro di detenzione di Zawiya, dove sono rinchiuse 650 donne e uomini (tra cui 400 eritrei ed etiopi) è stato rilanciato da don Mussie Zerai, presidente dell'agenzia Habeshia: "Viviamo costantemente nella paura, sentiamo continuamente spari nelle vicinanze, siamo chiusi qui, senza protezione, senza vie di fuga in caso di attacco, rischiamo la vita", raccontano i detenuti quando riescono a mettersi in contatto con il presule.

Don Zerai chiede a tutte le istituzioni europee e alle agenzie per i diritti umani di mobilitarsi per mettere in atto un piano straordinario per queste persone. Dall'inizio dell'anno allo scorso 15 novembre, sempre secondo gli ultimi dati diffusi dall'Acnur, sarebbero complessivamente 8.155 i rifugiati e migranti intercettati dalla cosiddetta guardia costiera libica e riportati a terra.

Si tratta, in particolare, di 6.547 uomini, 508 donne e 777 minori. La maggior parte delle persone riportate in Libia proviene da Sudan (3.250 persone), Mali (520), Bangladesh (456), Costa d'Avorio (439) e Somalia (391). La maggior parte delle imbarcazioni intercettate è diretta in Europa ed è in partenza da Zwara e Garabulli, rispettivamente a ovest ed a est di Tripoli.

"Da gennaio, più di 8.600 migranti che hanno tentato la traversata del Mediterraneo sono stati riportati in Libia in centri di detenzione sovraffollati, dei quali le Nazioni Unite hanno documentato le condizioni inaccettabili, le violazioni dei diritti umani e le sparizioni - denuncia l'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni.

È necessario che siano intraprese azioni rapide per smantellare il sistema di detenzione e trovare soluzioni alternative per proteggere le vite dei migranti". Ma la guerra civile ha messo in ginocchio l'intera economia del Paese nordafricano. Il Centro italiano per i rifugiati parla di circa un milione di persone bisognose di assistenza umanitaria. Sono soprattutto cittadini libici, sfollati, senza cure mediche né medicinali.

Daniela Fassini

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