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giovedì 10 novembre 2016

Ungheria: schiaffo a Orban, parlamento boccia riforma anti-migranti per il mancato appoggio dell'estrema destra

La Repubblica
Bocciata la proposta dell’esecutivo di inserire nella costituzione il no alle quote di ripartizione tra i Paesi membri dell’Unione europea


Budapest – Prima sconfitta in Parlamento per il popolare premier nazionalconservatore ungherese Viktor Orban. E quel che è peggio per le sue fortune politiche, si tratta di una sconfitta sul tema per lui prioritario: il no assoluto ai migranti. 

Lo Orszaghàz, il maestoso Parlamento in riva al Danubio nella capitale Budapest, non ha approvato l’emendamento costituzionale che il capo del governo voleva. La proposta dell’esecutivo era di inserire nella legge fondamentale il no alle quote di ripartizione di migranti tra i Paesi membri dell’Unione europea, quote volute dalla Commissione europea e dai maggiori Paesi pagatori netti della Ue ma rigettate dai paesi del centroest. 

Cioè soprattutto dal gruppo di Viségrad di cui l’Ungheria fa parte insieme a Cèchia, Polonia e Slovacchia. La proposta di emendamento costituzionale ha ricevuto 131 voti su un totale di 199 quanti sono i seggi del Parlamento magiaro. In percentuale, ciò vuol dire il 65,8 per cento di sì. Molti, ma non abbastanza per raggiungere la maggioranza qualificata di due terzi che resta necessaria per ogni modifica alla Legge fondamentale. 

Invano Orban aveva chiesto un sì più ampio, ricordando che il 2 ottobre scorso gli elettori avevano espresso oltre il 98 per cento di sì alla linea dura anti-Ue al referendum sul no alle quote di ripartizione di migranti “imposte da Bruxelles senza consultarci e senza tenere conto della sovranità nazionale”. Il numero dei partecipanti al voto è stato tuttavia inferiore al 50 percento degli aventi diritto, quindi la consultazione non era valida. 

La sconfitta parlamentare di Orban sembra dovuta alla scelta di Jobbik (partito di estrema destra dichiaratamente razzista, antisemita, xenofobo e nostalgico, determinante in Parlamento e molto forte tra i giovani, nelle università e nelle campagne) di contestare a destra il premier. Sia per chiedere misure anti-migranti ancor più restrittive e dure, sia per mostrare la propria forza e tentare di imporre a Orbàn patti e compromessi politici. 

Secondo l’analista Zoltàn Cegledi, il risultato del voto parlamentare “è una disfatta della politica di potere del premier, che mette Orban nella difficile posizione di dover spiegare perché da qualche tempo egli non riesce a conseguire nessun risultato concreto che sia in linea con le sue posizioni”. [...]

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